Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Depressione e demenza nell'era del COVID-19: due lati, una medaglia

Ogni sette secondi, qualcuno nel mondo riceve la diagnosi di demenza. Un caso tipico che vedo spesso nella mia pratica è il seguente: una 76-enne ha una storia di due anni di peggioramento progressivo della memoria a breve termine e di declino cognitivo. Non ricorda i nomi dei suoi nipoti ed è devastata dal deterioramento delle sue abilità.


Tuttavia, questa non è la prima volta nella sua vita che ha sentimenti di perdita e disperazione. Negli ultimi 30 anni, ha lottato a intermittenza con depressione e ansia. La sua famiglia ha molte domande: ha la demenza o l'Alzheimer? La sua depressione ha portato alla diagnosi di demenza? È solo depressione e non demenza? Queste sono tutte domande buone e la risposta collettiva è 'sì'.

 

Demenza e depressione

Demenza e depressione sono le due temute diagnosi 'D' che stanno sempre più derubando della salute e della felicità la nostro popolazione che invecchia, perché entrambi i disturbi si avvicinano a proporzioni epidemiche, aggravate dalla pandemia COVID-19. In effetti, si segnala che la prevalenza della depressione nelle persone con demenza è superiore al 60%.


Nonostante le loro evidenti differenze, sta diventando sempre più evidente che depressione e demenza possono essere due facce della stessa medaglia. Le persone con demenza hanno spesso la depressione; se la depressione rimane non trattata, la memoria associata e i problemi cognitivi peggiorano. Al contrario, una storia significativa di depressione sembra essere un fattore di rischio per la demenza; i due disturbi possono quindi coesistere in un ciclo vizioso che si auto-alimenta.


Nell'era del COVID-19, queste connessioni diventano ancora più forti, ed evidenziano uno scenario ancora più terribile. Se la solitudine e l'isolamento sono già fattori di rischio noti della depressione e della demenza, allora i blocchi, impedendo alla famiglia e ai caregiver di interagire con i loro cari nell'assistenza a lungo termine, non hanno che accelerato il declino.


Stiamo appena ora cominciando a osservare le conseguenze tristi di questo isolamento imposto, una decisione necessaria, presa con l'obiettivo di salvare vite umane, ma che, alla fine, può causare ancora più distruzione / disperazione nella vita di coloro che vivono con demenza e Alzheimer.

 

Collegamento complesso

È chiaro che il collegamento tra demenza e depressione è profondo, multiforme e un settore di crescente interesse scientifico e di sanità pubblica.


Più della metà dei pazienti con demenza soffrono anche di depressione. Nelle prime fasi della demenza, gli individui afflitti si rendono conto di non essere la stessa persona di prima; la cognizione è più lenta, la memoria non è più così forte, le parole non si mettono in coda nel cervello con la velocità di una volta.


Questo compromette ulteriormente la riserva cognitiva e fa manifestare prima e con maggiore gravità i sintomi della demenza. Per complicare ulteriormente la relazione, molte persone con demenza possono non essere in grado di riconoscere di essere, realmente, depresse.


Così, sembra che le persone con una storia di depressione abbiano il doppio del rischio di sviluppare la demenza. Questo è vero anche se la depressione è apparsa più di dieci anni prima dell'insorgenza della demenza.


Esistono meccanismi chiari per questo aumento del rischio. I danni prolungati ad una parte del cervello chiamata ippocampo, un risultato legato alla depressione, sono stati proposti come base di questo rapporto causale. Ciò è ulteriormente confermato dagli studi che dimostrano depositi maggiori di placche e grovigli nell'ippocampo delle persone con Alzheimer (le caratteristiche patologiche della malattia) con storie di depressione da tutta la vita.


Inoltre, altri ricercatori ipotizzano che l'infiammazione del cervello, che spesso si verifica quando una persona è depressa, può essere un fattore scatenante a lungo termine della demenza. Queste spiegazioni dimostrano ulteriormente la necessità della società di riconoscere e trattare la depressione.

 

Progressione di una singola malattia?

In alcune persone, la depressione e la demenza non sono causa ed effetto, ma possono essere semplicemente diverse fasi dello stesso processo singolo di malattia.


La depressione non è solo un fattore di rischio della demenza, può anche essere l'inizio della demenza. La depressione può essere la manifestazione precoce di una malattia neurodegenerativa sottostante.


Per queste persone, sarebbe particolarmente importante trattare la depressione. Tuttavia, in altre persone, il trattamento della depressione può paradossalmente peggiorare i sintomi della demenza. Il deficit cognitivo degli anziani depressi può essere aggravato dall'uso di antidepressivi, anche se gli antidepressivi moderni di tipo SSRI dovrebbero renderlo meno probabile.

 

Sovrapposizione di sintomi

Infine, i sintomi di demenza e depressione possono mimarsi l'uno con l'altro, il che significa che le persone con demenza possono ricevere erroneamente la diagnosi di depressione e viceversa. I sintomi precoci di demenza includono problemi di memoria (in particolare ricordare eventi recenti), aumento della confusione, cambiamenti di comportamento, apatia, ritiro sociale e incapacità di eseguire le attività quotidiane.


Molti di questi sintomi sono condivisi con la depressione, con la quale i pazienti sperimentano disturbi del sonno, mancanza di energia (quindi anche le piccole attività richiedono sforzi in più), ansia, irrequietezza e problemi a pensare, concentrarsi, prendere decisioni e ricordare le cose.


Ovviamente, il rapporto tra demenza e depressione è complesso, i due disturbi sono facilmente confusi fra loro, oltre ad essere fattori di rischio l'uno dell'altro. Entrambi sono devastanti, entrambi vedono un aumento della prevalenza nella nostra popolazione ed entrambi possono essere significativamente influenzati dallo stress del COVID-19.


Tuttavia, c'è una grande differenza che separa i due: non esistono terapie efficaci per la demenza, mentre c'è una serie di agenti potenzialmente efficaci per la depressione. Si dovrebbero fare degli sforzi per rilevare la presenza della depressione e, se presente, trattarla, eliminando così una delle facce di questa medaglia bifronte demenza-depressione.

 

 

 


Fonte: Donald Weaver, professore di chimica e direttore del Krembil Research Institute dell'Università di Toronto

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.