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Uno stile di vita attivo riduce il rischio di demenza negli anni più avanti

Trenta milioni di persone soffrono di demenza in tutto il mondo. Una persona su otto di oltre 65 anni, e più di quattro su 10 over-85, sono colpite dalla malattia devastante. Un nuovo caso viene diagnosticato ogni sette secondi. Cento e 15 milioni di persone soffriranno di demenza per il 2050.


The Gazette ha sollevato statistiche altrettanto sorprendenti per rafforzare il suo editoriale del 12 dicembre ("Il Canada* ha bisogno di una strategia nazionale per la demenza"). Ci sono prove convincenti che chiedono di includere in tale strategia dei programmi di prevenzione.


L'invecchiamento in sé può essere associato ad un lieve declino cognitivo, che diminuisce la qualità della vita dei malati e che porta ad una esistenza sedentaria. Questo crea un circolo vizioso che accelera ulteriormente il declino. Oltre all'impatto umano, quello finanziario è sconcertante. Gli anziani rappresentano solo il 14 per cento della popolazione in Quebec, eppure valgono oltre il 40 per cento della spesa sanitaria.


Purtroppo, non esiste una cura per la demenza. Ma la scienza ci dà motivo di sperare; malattie come l'Alzheimer possono essere prevenute, o per lo meno rinviate, e la loro progressione rallentata. Una buona dieta, una significativa interazione sociale e una stimolazione cognitiva sono tra le scelte di vita sane che hanno un impatto positivo sulla demenza. La scelta migliore di tutte comunque è l'attività fisica, associata ad un 30 per cento di riduzione del rischio di demenza. La ricerca indica che anche i sedentari più anziani possono aspettarsi di vedere un miglioramento significativo nella loro condizione fisica e nella salute cognitiva dopo soli tre mesi di allenamento.


Perché, dunque, questo messaggio non passa? Solo circa il 10 per cento delle persone sono abbastanza attive da soddisfare le raccomandazioni minime dell'American College of Sport Medicine. Oltre i 75 anni di età, la percentuale scende a meno del sette per cento. Ciò evidenzia l'importanza di capire meglio come motivare gli anziani ad adottare e a mantenere uno stile di vita attivo.


La politica pubblica in Canada non sta facendo abbastanza per incoraggiare l'attività fisica [ndt: come in Italia peraltro]. Mentre i genitori possono ottenere una detrazione d'imposta quando iscrivono i propri figli ad un programma di esercizi, non esiste un equivalente per gli adulti di qualsiasi età. Che sia per contribuire a preservare la salute cognitiva, o per le sue proprietà motivazionali e di rafforzamento dell'ego, l'esercizio fisico è una medicina.


Abbiamo bisogno di incentivi politici/pubblici, allora, che facciano di più per incoraggiare l'attività fisica - e anche un'alimentazione sana. Perché non offrire una agevolazione fiscale aggiuntiva agli anziani attivi o anche aumentare una entrata supplementare garantita agli anziani sportivi?


Se posso prendere in prestito una analogia da Gene D. Cohen, primo direttore del Centro dell'Invecchiamento dell'US National Institute of Mental Health, dobbiamo gestire il funzionamento sano del cervello più o meno allo stesso modo in cui si gestisce un portafoglio di investimenti. La proposta di Cohen è semplice: diversificare. Dobbiamo diversificare le nostre attività fisiche per includere una serie di esercizi stimolanti, di gruppo e personali, con diversi gradi di difficoltà, per mantenere al top la salute del cervello e combattere gli effetti negativi dell'età e delle malattie.


Il nostro cervello si sviluppa molto prima del primo battito del cuore, e il suo potenziale illimitato implica che esso continua a svilupparsi fino al nostro ultimo respiro. Una comprensione completa del suo funzionamento rimane il Santo Graal dei ricercatori. Quello che sappiamo è che il massimo delle sue prestazioni dipende dagli stessi fattori che influenzano uno qualsiasi degli altri organi. Un corpo sano è il collegamento cruciale ad una mente sana.

 

 

 (*) sostituire la parola Canada con un qualsiasi altro nome di paese, sarà comunque valido.

 

 

 


Scritto da Louis Bherer, direttore scientifico del Centro PERFORM, centro di ricerca sulla prevenzione sanitaria della Concordia University, ricercatore e direttore di laboratorio all'Institut universitaire de gériatrie de Montréal.

Pubblicato in montrealgazzette.com (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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