Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Forlì, tablet e touch screen contro l’Alzheimer. I medici: “Risultati incoraggianti”

Touch screen per combattere il morbo dell’Alzheimer. A Forlì, la tecnologia scalza la patologia degenerativa attraverso giochi telematici e l’utilizzo di piattaforme informatiche.

I risultati della prima fase del progetto europeo “Sociable”, presentati in questi giorni al convegno internazionale presso la Sala comunale della cittadina romagnola, dimostrano che la riabilitazione cognitiva raggiunta attraverso l’utilizzo di supporti tecnologici, funziona.

 

Le capacità dei 350 i pazienti da tutta Europa, 95 dei quali forlivesi, alle prese con tablet e touch screen, effettivamente migliorano. «I giochi sono stati ideati e realizzati per stimolare le diverse facoltà compromesse dalla patologia – spiega il dottor Giulio Cirillo, direttore del Centro Esperto per la Memoria dell’U.O. di Geriatria dell’Ausl di Forlì – ci sono quindi attività specifiche per il linguaggio, il ragionamento, la memoria, e l’attenzione”.


Lo scopo: utilizzare la tecnologia per migliorare la capacità cognitiva e dunque, la qualità della vita delle persone colpite dalla malattia, con il contributo delle piattaforme informatiche e giochi telematici innovative. “Il progetto – prosegue Cirillo – non mira a sovvertire le terapie già esistenti contro l’Alzheimer, ma offre un’ulteriore strategia da integrare a quelle farmacologiche. Non è la soluzione per una malattia che purtroppo è ad ora incurabile, ma la riabilitazione cognitiva della perdita della memoria che prima avveniva con carta e penna, ora viene integrata da strumenti tecnologici che danno risultati incoraggianti”.


E a testimoniarlo sono per primi gli anziani pazienti che hanno accettato con entusiasmo di sottoporsi a questa curiosa forma di lotta al morbo degenerativo: oltre il 90 per cento di loro, si ritiene soddisfatto o addirittura molto soddisfatto dei risultati raggiunti. Soprattutto, i medici hanno riscontrato progressi clinici, dato non indifferente per la prima malattia degenerativa italiana in quanto a gravità e numero di persone colpite. Ogni anno “l’epidemia del nuovo secolo”, come la definisce il dottor Giulio Cirillo, registra circa 450 nuovi casi, per un totale di 1.000-1.200 persone in cura, e questo solo a Forlì. Mentre stando alle rilevazioni europee, l’incidenza nel vecchio continente è di 2,5 casi ogni 1.000 persone per la fascia di età tra i 65 ed i 69 anni; sale a 9 casi su 1.000 persone tra i 75 ed i 79 anni, ed a 40,2 casi su 1.000 persone tra gli 85 e gli 89 anni. In Italia sono oltre un milione gli anziani che perdono lentamente le loro capacità cognitive, mentre in Emila Romagna, nell’ultra ottantenne arriva fino al 25 per cento.


Ma come funziona esattamente? “La sperimentazione prevede un training di tre mesi, due volte a settimana. La fase iniziale ha visto la costruzione dei giochi e attività di stimolazione messa a punto da noi medici, uno per ciascun paese, tutte create assieme agli informatici – spiega la dottoressa Chiara Zaccarelli, neuropsicologa responsabile del progetto in Italia – Gli esercizi consistono in giochi di memoria, attenzione e ragionamento, tutte le sezioni cognitive quindi colpite dal deterioramento. Per ora – continua la neuropsicologa – stiamo seguendo pazienti con diagnosi MCI (mild cognitive impairment, ovvero deterioramento cognitivo lieve), ma la popolazione di riferimento comprende anche la diagnosi Mild Alzheimer Disease, ovvero quelli colpiti da un gradino superiore di deterioramento, nonché la popolazione sana con attività di prevenzione”.


La modernità tecnologica entra così a far parte della vita degli anziani, migliorandola. Un avvicinamento generazionale importante, che dimostra in questo caso, il potenziale benefico del progresso tecnologico. Tutti gli esercizi vengono eseguiti sotto la supervisione dell’equipe medica. Ma “l'impatto iniziale è molto particolare – racconta Zaccarelli – per persone che non hanno conoscenze informatiche di nessun tipo. Imparano velocemente ad utilizzare lo strumento”.


La terapia è ancora più importante perché per il morbo di Alzheimer non sono attualmente disponibili terapie risolutive, e la gestione delle drammatiche caratteristiche della degenerazione progressiva, è nelle mani dei parenti (caregiver). Proprio per questo la piattaforma touch-screen, in particolare, è stata pensata per favorire l’interazione fra più persone, elemento imprescindibile per ritardare il declino cognitivo. Tra le varie applicazioni – racconta la responsabile italiana – ne abbiamo ideata una specifica per la stimolazione della socializzazione. I pazienti creano una specie di album della vita che ciascuno di loro crea raccontando episodi della propria vita attraverso testi, fotografie e immagini messi sulla piattaforma in maniera da realizzare un vero e proprio album virtuale che viene poi interscambiato con altre persone. La solitudine è uno dei drammi del morbo che costringe alla non autosufficienza, “quindi l’aiuto a stimolare l’autonomia funzionale attraverso strumenti che da casa ti mettono in connessione con eventi e persone è fondamentale”. E dai parenti, infatti, arriva un riscontro positivo a livello di umore delle persone.


La sperimentazione, partita a maggio dell’anno scorso, rientra all’interno di un progetto quinquennale europeo ed è infatti cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito dell’obiettivo 1.4 “ICT per invecchiare bene” del Programma di supporto alle politiche ICT (Information & Communication Technology). Ideato proprio dalla Comunità europea a maggio del 2009, e coinvolge diversi paesi (Grecia, Norvegia, Spagna e Italia) affiancati da quattro partners tecnologici (Cedaf, Singular Logic di Atene, Lab Human di Valencia, Aiju di Alicante), oltre agli istituti socio-assistenziali. Giunto ora ai tre quarti della suo sviluppo, l’equipe internazionale tirerà le somme definitive a luglio del 2013

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

 

 


Pubblicato in ilFattoQuotidiano il 18 febbraio 2012

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X.
I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare a informarti. Clicca qui a destra:

Notizie da non perdere

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.