Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Figli di persone con demenza ricevono la diagnosi prima dei loro genitori

La probabilità di una persona di sviluppare la demenza è influenzata dalla storia familiare, dalle varianti di alcuni geni, e da condizioni mediche come le malattie cardiovascolari e il diabete. Ma sappiamo meno dei fattori che influenzano il momento in cui sorgeranno i primi sintomi di dimenticanza e confusione.


Un nuovo studio eseguito alla Washington University di St. Louis rivela che le persone con demenza, i cui genitori hanno avuto anch'essi la malattia, sviluppano sintomi in media 6 anni prima rispetto ai loro genitori. Fattori come l'istruzione, la pressione sanguigna e il possesso della variante genetica APOE4, che aumenta il rischio di demenza, rappresentavano meno di un terzo della variazione nell'età di insorgenza: ciò significa che restano da spiegare più di due terzi.


Il primo autore Gregory Day MD, assistente professore di neurologia e ricercatore dell'Alzheimer's Research Center (ADRC), ha detto:

“È importante sapere chi avrà la demenza, ma lo è anche sapere quando si svilupperanno i sintomi. Se potessimo capire meglio i fattori che ritardano o accelerano l'età di esordio, potremmo arrivare a cogliere queste informazioni durante una visita medica, metterle nel computer, e determinare l'età prevista di esordio per ogni figlio adulto di una persona con demenza”.


Lo studio è disponibile on-line su JAMA Network Open.


Il morbo di Alzheimer (MA), la causa più comune di demenza, colpisce circa 5,8 milioni di persone negli Stati Uniti. Tra il 10% e il 15% dei figli di malati di MA finiranno per sviluppare i sintomi della malattia loro stessi.


Day e colleghi, compreso l'autore senior John C. Morris MD, professore di neurologia e capo dell'ADRC, hanno studiato le persone con demenza che partecipavano a studi di ricerca nel centro. Essi hanno identificato 164 persone con demenza che avevano almeno un genitore che aveva avuto la diagnosi di demenza.


Usando cartelle cliniche e interviste ai partecipanti e agli amici o ai familiari informati, i ricercatori hanno determinato l'età di insorgenza della demenza di ogni partecipante e del suo genitore o dei genitori. Le persone con un genitore con demenza hanno sviluppato i sintomi in media 6,1 anni prima dell'età del genitore alla sua diagnosi. Se entrambi i genitori avevano la demenza, l'età di insorgenza era 13 anni prima rispetto alla media delle età dei genitori al momento della diagnosi.


I cambiamenti degli ultimi decenni nei criteri diagnostici e negli atteggiamenti sociali nei confronti del declino cognitivo in età avanzata spiegano in parte perché i partecipanti allo studio hanno avuto la diagnosi prima dei loro genitori, hanno detto i ricercatori. Ma è probabile che ci siano anche altri fattori in gioco. Day ha detto:

“Al giorno d'oggi c'è meno tendenza a considerare la confusione e l'oblio solo come segni di invecchiamento. È improbabile in particolare per le persone che hanno visto i loro genitori declinare con il MA respingere tali preoccupazioni. La cosa più interessante, secondo me, è che le persone con due genitori con demenza hanno sviluppato la malattia in età molto più giovane rispetto alle persone con un genitore. Questo suggerisce che sotto c'è più di un semplice cambiamento nei criteri diagnostici o negli atteggiamenti sociali. Le persone con due genitori con demenza possono avere una dose doppia di fattori di rischio genetico o di altri, che li spinge verso una età di esordio più giovane“.


Nell'ambito di questo studio, i ricercatori hanno analizzato un ampio insieme di fattori di rischio noti per il MA. Hanno studiato i fattori ereditati come l'etnia, la razza, le varianti genetiche e quale genitore aveva la malattia. Essi hanno inoltre esaminato l'istruzione, l'indice di massa corporea, il diabete, le malattie cardiovascolari, la pressione sanguigna, il livello di colesterolo nel sangue, la depressione, l'uso di tabacco, l'uso eccessivo di alcol, e la storia di traumi cerebrali.


Tutti i fattori insieme hanno rappresentato solo il 29% della variabilità, il che significa che la maggior parte di ciò che influenza l'età di insorgenza della demenza deve ancora essere identificato. Curiosamente, i ricercatori hanno scoperto che le persone che hanno avuto la diagnosi di MA in età inaspettatamente più giovane o più avanzata dei loro genitori, avevano più probabilità (delle persone con diagnosi all'età prevista) di avere alcune mutazioni nei geni di MA, anche se non è chiaro quale effetto hanno queste mutazioni.


Nelle parole di Day:

“Queste persone sono davvero interessanti. Non sappiamo il motivo per cui i loro sintomi hanno cominciato prima o dopo del previsto. Non c'erano altri fattori di rischio che abbiamo potuto identificare.

"Abbiamo iniziato questo progetto cercando i fattori che potremmo puntare per dare alle persone più tempo prima che insorga la demenza.

"Anche se non siamo ancora al punto di modificare i geni delle persone, possiamo cominciare ad esplorare come questi geni possono accelerare o rallentare l'insorgenza della demenza in questi individui. Capire di più l'effetto di questi geni sul MA ci permetterà di sviluppare nuovi trattamenti”.

 

 

 


Fonte: Tamara Bhandari in Washington University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Gregory S. Day, Carlos Cruchaga, Thomas Wingo, Suzanne E. Schindler, Dean Coble, John C. Morris. Association of Acquired and Heritable Factors With Intergenerational Differences in Age at Symptomatic Onset of Alzheimer Disease Between Offspring and Parents With Dementia. JAMA Network Open, 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)