Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Glia: cellule spesso trascurate sono la chiave di apprendimento e memoria

Neurons-and-astrocytes.jpgL'immagine mostra le interazioni tra neuroni (verdi) e astrociti (rossi). Fonte: Laboratorio Ethell, UC Riverside

Le cellule gliali circondano i neuroni e forniscono supporto; più o meno come il personale ospedaliero e gli infermieri supportano i medici per portare avanti le operazioni senza intoppi. Queste cellule spesso trascurate, che includono oligodendrociti e astrociti, sono i tipi cellulari più abbondanti nel sistema nervoso centrale.


Ma queste cellule fanno di più che supportare i neuroni: ricercatori dell'Università della California di Riverside dicono che li influenzano anche attivamente.


I ricercatori si sono concentrati sugli astrociti (cellule a forma di stella che superano di gran lunga in numero i neuroni) nei topi, scoprendo che, quando queste cellule sovraproducono una proteina chiamata efrina-B1, si indebolisce la capacità di trattenere la memoria.


"Abbiamo esaminato i comportamenti di apprendimento del topo e abbiamo scoperto che la sovrapproduzione di questa proteina negli astrociti può portare a una compromissione della memoria contestuale e della capacità di navigare nello spazio", ha detto Iryna Ethell, la professoressa di scienze biomediche che ha guidato la ricerca. "Pensiamo che gli astrociti che esprimono troppa efrina-B1 possano attaccare i neuroni e rimuovere le sinapsi, le connessioni attraverso le quali i neuroni stessi comunicano".


Tale perdita di sinapsi si riscontra nei disturbi neurodegenerativi come l'Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica e la sclerosi multipla. I risultati dello studio sono pubblicati sul Journal of Neuroscience.


Quando la Ethell e i colleghi hanno esaminato il comportamento delle cellule di topo in una capsula di Petri, hanno scoperto che, quando la efrina-B1 era sovraespressa, gli astrociti "divoravano" le sinapsi, suggerendo che le interazioni gliali-neuronali influenzano l'apprendimento. "La sovrapproduzione di efrina-B1 può essere un nuovo meccanismo grazie al quale le sinapsi indesiderate vengono rimosse nel cervello sano, però un'eccessiva rimozione porta alla neurodegenerazione", ha affermato la Ethell.


Anche se la ricerca è stata condotta su un topo modello, i risultati sono applicabili agli esseri umani i cui astrociti producono anch'essi efrina-B1. Gli astrociti tendono ad aumentare la produzione di efrina-B1 durante una lesione cerebrale traumatica, che è ciò che ha portato la Ethell a perseguire la ricerca attuale.


I ricercatori hanno aumentato artificialmente in laboratorio i livelli di efrina-B1 nei topi e quindi li hanno testati per la conservazione della memoria. Hanno scoperto che i topi non ricordavano un comportamento che avevano appena imparato. Negli studi su colture cellulari, hanno aggiunto neuroni agli astrociti che sovra-esprimevano efrina-B1 e sono riusciti a vedere la rimozione della sinapsi, gli astrociti "divoravano" le sinapsi.


"L'eccessiva perdita di sinapsi è un problema", ha scritto la Ethell. "L'ippocampo, la regione del cervello associata principalmente alla memoria, è plastico. Qui si formano nuove connessioni neuronali quando impariamo qualcosa di nuovo. Ma l'ippocampo ha una capacità limitata; alcune connessioni devono "fare spazio" a quelle nuove, ai nuovi ricordi. Per imparare, dobbiamo prima dimenticare".


Al contrario dell'aumento, quando l'efrina-B1 diminuisce (è sotto-regolata) si formano più sinapsi e un migliore apprendimento. Gli astrociti, in questo caso, non attaccano le sinapsi. "Ma tu non devi ricordare tutto", ha detto Amanda Q Nguyen, una studentessa del Neuroscience Graduate Program che lavora nel laboratorio di Ethell, e co-autrice della ricerca. "Si tratta di mantenere un equilibrio: essere in grado di imparare ma anche di dimenticare".


Il consiglio che i ricercatori hanno per il pubblico è semplice: mantenere attivo il cervello, cioè i neuroni. "Leggere e risolvere enigmi è un buon inizio", ha affermato la Ethell.


In seguito i ricercatori lavoreranno per capire perché alcuni astrociti rimuovono le sinapsi e altri no. Progettano anche di studiare il ruolo che i neuroni inibitori svolgono nel cervello per mantenerlo senza intoppi.


"Quello che sappiamo per certo è che studiare solo i neuroni è inefficace", ha detto la Ethell. "Anche le cellule gliali hanno bisogno della nostra attenzione. L'astrocita a forma di stella è davvero una stella quando si tratta di regolare l'apprendimento e la memoria".

 

 

 


Fonte: Iqbal Pittalwala in University of California/Riverside (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jordan Koeppen, Amanda Q Nguyen, Angeliki M. Nikolakopoulou, Michael Garcia, Sandy Hanna, Simone Woodruff, Zoe Figueroa, Andre Obenaus, Iryna M Ethell. Functional consequences of synapse remodeling following astrocyte-specific regulation of ephrin-B1 in the adult hippocampus. The Journal of Neuroscience, 2018; 3618-17 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.3618-17.2018

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)