Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuove forti prove confermano il collegamento alluminio - Alzheimer



Da più di cinquant'anni sappiamo che c'è un forte legame tra l'esposizione dell'uomo all'alluminio e l'incidenza di Alzheimer.


Tuttavia, mancando la prova definitiva, non c'era finora consenso nella comunità scientifica sul ruolo in questa malattia cerebrale devastante della neurotossina riconosciuta.


L'ultima ricerca del mio gruppo, pubblicata nel Journal of Trace Elements in Medicine and Biology, rende ancora più convincente questo collegamento. A mio avviso, i risultati sono inequivocabili nel confermare il ruolo dell'alluminio per parte, se non per tutto, l'Alzheimer.


Per lo meno, questi nuovi risultati dovrebbero incoraggiare tutti a ripensarci, anche quelli che hanno fermamente sostenuto che l'alluminio non ha alcun ruolo nella malattia. Non credo che sia l'unico fattore, ma penso che sia importante considerarlo molto seriamente.


Quando i nostri nuovi risultati vengono messi nel contesto di ciò che è già noto dell'alluminio e dell'Alzheimer, il loro significato diventa travolgente e convincente.


Sappiamo già che il contenuto di alluminio del tessuto cerebrale nell'Alzheimer a tarda insorgenza, o sporadico, è significativamente superiore di quello presente nei controlli di pari età. Quindi le persone che sviluppano l'Alzheimer attorno ai 70 anni accumulano nel tessuto cerebrale più alluminio dei coetanei senza la malattia.


Si sono trovati livelli ancora più elevati di alluminio nel cervello degli individui con diagnosi di una forma ad insorgenza precoce dell'Alzheimer sporadico (di solito ad esordio tardivo), che avevano un'esposizione insolitamente elevata all'alluminio dall'ambiente (es.: cittadina di Camelford) o nel loro posto di lavoro. Ciò significa che l'Alzheimer ha un'età molto precedente di insorgenza, per esempio, a cinquanta o inizio sessantina, negli individui che sono stati esposti a livelli insolitamente elevati di alluminio nella quotidianità.


Ora noi dimostriamo che alcuni dei livelli più alti di alluminio mai misurati nel tessuto cerebrale umano si trovano in individui che sono morti con una diagnosi di Alzheimer familiare. I livelli di alluminio nel tessuto cerebrale di persone con Alzheimer familiare sono simili a quelli registrati negli individui che sono morti di encefalopatia indotta dall'alluminio, mentre si sottoponevano a dialisi renale.


A sostegno dei nostri dati quantitativi, abbiamo usato anche un metodo recentemente sviluppato e pienamente convalidato di microscopia a fluorescenza, per fornire immagini mozzafiato e inequivocabili di alluminio nel tessuto cerebrale di donatori con Alzheimer familiare.


L'Alzheimer familiare è una forma ad esordio precoce della malattia, per cui i primi sintomi appaiono già dopo i 30/40 anni di età. E' estremamente raro, forse il 2-3% di tutti i casi di Alzheimer. Le sue basi sono mutazioni genetiche associate a una proteina chiamata amiloide-beta, proteina già collegata con forza alla causa di tutte le forme di Alzheimer. Gli individui con Alzheimer familiare producono più amiloide-beta e l'insorgenza dei sintomi della malattia sono visibili molto presto nella vita.


Questa nuova ricerca può suggerire che le predisposizioni genetiche all'Alzheimer ad esordio precoce sono legate in qualche modo all'accumulo di alluminio (attraverso l'esposizione umana 'normale' di tutti i giorni) nel tessuto cerebrale.


L'invecchiamento è il principale fattore di rischio dell'Alzheimer e l'alluminio si accumula nel tessuto cerebrale umano con l'invecchiamento. L'esposizione ambientale o professionale all'alluminio produce livelli più elevati di alluminio nel tessuto cerebrale umano e una forma ad esordio precoce dell'Alzheimer sporadico. Le predisposizioni genetiche che sono usate per definire l'Alzheimer familiare, o ad esordio precoce, predispongono anche gli individui a livelli più alti di alluminio nel cervello in età molto più giovane.


L'alluminio è accettato come neurotossina conosciuta, che causa, ad esempio, l'encefalopatia dialitica, e il suo accumulo nel tessuto cerebrale umano a qualsiasi età può solo contribuire a ogni tossicità o stato di malattia in corso.


Dovremmo prendere tutte le precauzioni possibili per ridurre l'accumulo di alluminio nel tessuto cerebrale attraverso le nostre attività quotidiane e dovremmo iniziare a farlo il più presto possibile nella vita.

 

 

 


Fonte: Professor Chris Exley / Keele University in The Hippocratic Post (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Ambreen Mirza, Andrew King, Claire Troakes, Christopher Exley. Aluminium in brain tissue in familial Alzheimer’s disease. Journal of Trace Elements in Medicine and Biology, Volume 40, March 2017, Pages 30–36.DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.jtemb.2016.12.001

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.