Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Estratti di tè verde e vino rosso interrompono il percorso dell'Alzheimer nelle cellule

Secondo una nuova ricerca dell'Università di Leeds, sostanze chimiche naturali presenti nel tè verde e nel vino rosso possono disturbare una fase fondamentale del percorso dell'Alzheimer.

In esperimenti iniziali di laboratorio, i ricercatori hanno identificato il processo che consente ai grumi dannosi di proteine di attaccarsi alle cellule cerebrali, causandone la morte. Sono riusciti ad interrompere questo percorso utilizzando gli estratti purificati di EGCG da tè verde e di resveratrolo dal vino rosso.


I risultati, pubblicati sul Journal of Biological Chemistry, individuano nuovi potenziali bersagli per lo sviluppo di farmaci per il trattamento dell'Alzheimer, che colpisce circa 800.000 persone nel solo Regno Unito, e per cui non esiste attualmente alcuna cura. "Questo è un passo importante per migliorare la comprensione della causa e della progressione dell'Alzheimer. E' sbagliato ritenere che l'Alzheimer sia una parte naturale dell'invecchiamento, è una malattia che noi riteniamo in ultima analisi curabile attraverso la ricerca di nuove opportunità di bersagli farmacologici, come questo", spiega il ricercatore, professor Nigel Hooper della Facoltà di Scienze Biologiche dell'Università.


L'Alzheimer è caratterizzato da un particolare accumulo di proteina amiloide nel cervello, che si raggruma insieme per formare palline tossiche e appiccicose di varie forme. Queste sfere di amiloide si attaccano alla superficie delle cellule nervose del cervello legandosi a proteine (prioni) sulla superficie cellulare, inducendo il malfunzionamento delle cellule nervose e, alla fine, la loro morte. "Volevamo capire se la forma precisa delle palline di amiloide fosse essenziale quando aderiscono ai recettori prioni, tipo come una palla da baseball si adatta perfettamente al guanto", dice il co-autore, dottor Jo Rushworth. "E se è così, capire se, modificandone la forma, possiamo impedire alle palline di amiloide di vincolarsi al prione, e interrompere l'uccisione delle cellule".


Il team ha prodotto palline amiloidi in una provetta e le hanno aggiunte a cellule di cervello sia umano che animale. Il professor Hooper dice: "Quando abbiamo aggiunto gli estratti dal vino rosso e dal tè verde, che recenti ricerche hanno dimostrato capaci di ridare forma alle proteine amiloidi, le palline di amiloide non hanno più danneggiato le cellule nervose. Abbiamo visto che questo era dovuto alla distorsione della loro forma, che ha impedito loro di legarsi al prione e disturbare la funzione cellululare. Abbiamo anche dimostrato per la prima volta che, quando le palline amiloidi si attaccano ai prioni, si innesca un grande aumento di produzione di amiloide, un circolo vizioso mortale".


Il professor Hooper dice che i prossimi passi del team cercheranno di capire esattamente come l'interazione amiloide-prione uccide i neuroni. "Sono certo che questo ancora di più aumenterà la comprensione dell'Alzheimer, e potrà rivelare altri bersagli farmacologici", ha detto.


Il dottor Simon Ridley, direttore della ricerca di Alzheimer's Research UK, organizzazione noprofit leader nel Regno Unito per la ricerca sulla demenza, che ha co-finanziato lo studio, ha detto: "Capire le cause dell'Alzheimer è di vitale importanza se si vuole trovare un modo di fermare la malattia sul nascere. Anche se questi risultati iniziali non dovrebbero indurre le persone di fare scorta di tè verde e di vino rosso, essi potrebbero fornire una nuova e importante strada alla ricerca di trattamenti nuovi ed efficaci. Con mezzo milione di persone colpite dal morbo nel Regno Unito, abbiamo urgente bisogno di trattamenti in grado di arrestare la malattia, e quindi è fondamentale investire nella ricerca per portare risultati come questi dal tavolo del laboratorio alla clinica".

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della University of Leeds, via EurekAlert!, a service of AAAS.

Riferimento:
Jo V. Rushworth, Heledd H. Griffiths, Nicole T. Watt and Nigel M. Hooper. Prion protein-mediated neurotoxity of amyloid-β oligomers requires lipid rafts and the transmembrane LRP1. Journal of Biological Chemistry, 2013 DOI: 10.1074/jbc.M112.400358.

Pubblicato in Science Daily il 5 Febbraio 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)