Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Secondo la scienza, l'Alzheimer è rilevabile prima di quanto si crede.

PARIGI - Ricercatori hanno riferito oggi che, mentre erano impegnati nella ricerca continua di una diagnosi precoce e di una prevenzione, hanno visto, in assoluto, i primi segni premonitori dell'Alzheimer, in un gruppo ad alto rischio di persone attorno ai vent'anni.

Uno dei problemi principali nella ricerca di una cura per questa forma debilitante di demenza è che i sintomi appaiono diversi anni dopo che il decadimento cerebrale irreversibile si è già instaurato.


Per lo studio, un team di scienziati degli Stati Uniti e della Colombia hanno testato membri, da 18 a 26 anni, di una famiglia allargata colombiana che condividono un antenato comune e una predisposizione genetica allo sviluppo di una forma ereditaria di Alzheimer. Un appartenente su tre del clan è portatore di una mutazione del gene che risulterà in una forma rara della malattia che colpisce le persone tra i 40 e i 50 anni, a differenza della variante comune che si presenta molto più tardi.


Gli scienziati ha scritto nella rivista medica The Lancet che un confronto delle scansioni cerebrali ha scoperto che gli individui portatori del gene variato hanno meno materia grigia in alcune aree del cervello rispetto a quelli che non lo hanno. Hanno anche scoperto che quelli con la mutazione avevano livelli più alti nel liquido cerebrospinale di una proteina chiamata amiloide-beta, implicata nell'accumulo di placca presente nel cervello dei malati di Alzheimer.


I risultati "suggeriscono che i cambiamenti neurodegenerativi si verificano più di 20 anni prima della comparsa dei sintomi e un po' prima di quanto è stato finora ipotizzato dai risultati di precedenti studi di risonanza magnetica", ha detto in un commento sullo studio Nick Fox del Centro di ricerca sulla demenza dell'University College di Londra.


L'Alzheimer provoca due terzi dei casi di demenza - una persona ogni 200 - e il tasso è in aumento con l'invecchiamento della popolazione mondiale. Ai partecipanti all'esperimento, 20 con la mutazione fatale del gene e 24 senza, non è stato detto se ce l'avevano o no. Tutti avevano normali capacità cognitive al momento dello studio.


"I risultati ... potrebbero infine portare al miglioramento della diagnosi precoce e a migliori studi clinici di trattamenti preventivi", ha detto The Lancet in un comunicato. Ma il risultato pone anche domande sulla comprensione degli scienziati di come progredisce l'Alzheimer. "Questi risultati ... sollevano nuove questioni circa le prime modifiche cerebrali coinvolte nella predisposizione all'Alzheimer e il punto in cui potrebbero essere puntate da terapie di prevenzione future", ha detto il capo della ricerca, Eric Reiman dal Banner Alzheimer's Institute in Arizona.


Gli scienziati ancora non sanno bene cosa fare delle placche e grovigli che il medico tedesco Alois Alzheimer ha visto nel cervello di un paziente affetto da demenza morto nel 1906. Essi non sono d'accordo sui rispettivi ruoli dell'accumulo di placca amiloide-beta e di una proteina chiamata tau che forma grovigli all'interno delle cellule cerebrali. La maggior parte delle terapie provate hanno preso di mira l'amiloide-beta, ma alcuni suggeriscono che è in realtà la tau ad uccidere le cellule cerebrali.


Secondo Fox, il nuovo studio mette in discussione i modelli esistenti dell'Alzheimer "su più fronti". Tra le altre cose, "la neurodegenerazione sembrerebbe iniziare prima della deposizione provata della placca", che molti ritengono la causa del danno cerebrale. Fox ha detto che i risultati devono essere trattati con cautela, in quanto il campione di prova era piccolo e il risultato non può applicarsi alla forma tardiva, sporadica dell'Alzheimer, molto più comune.

Secondo proiezioni di Alzheimer Disease International (ADI) il numero di persone con demenza passerà da 35,6 milioni nel 2010 a 65,7 milioni entro il 2030 e a 115,4 milioni nel 2050.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Pubblicato da AFP in Google Hosted News il 6 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.