Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio rivela come il cervello organizza e dirige la sua attività più lenta

I risultati di questo lavoro potrebbero aiutare a comprendere meglio il sonno profondo, l'anestesia o patologie come l'epilessia.

Slow waves Ondas lentas Alegre Cortes et al iScienceFonte: Alegre Cortés et al / iScience

l cervello non riposa mai, nemmeno durante il sonno profondo o sotto anestesia, e mantiene un'attività elettrica ritmica nota come oscillazioni lente. Un team guidato da Ramón Reig dell'Istituto di Neuroscienze, un centro congiunto del Consiglio Superiore Spagnolo delle Ricerche (CSIC) e dell'Università Miguel Hernández (UMH) di Elche, ha scoperto cosa determina la direzione di queste onde. Il lavoro, pubblicato su iScience, rivela che la chiave non risiede nella struttura anatomica, come si pensava in precedenza, ma nel grado di eccitabilità dei neuroni.


La scoperta è stata resa possibile grazie a un modello computazionale avanzato che combina due livelli di analisi: l'attività locale di reti neurali isolate e l'interazione globale tra diverse aree cerebrali. "Finora, la maggior parte degli studi ha lavorato su queste due scale separatamente. La novità del nostro approccio è che le analizziamo insieme, e questo ci ha permesso di vedere come le differenze locali si diluiscono quando le reti sono connesse", spiega Reig, che ha condiretto lo studio con il ricercatore Javier Alegre Cortés.


"Il modello ci ha permesso di osservare, quando diverse aree cerebrali si connettono, come le differenze tra loro tendano a sincronizzarsi, seguendo il ritmo imposto dalla regione più eccitabile. È come quello che succede in un'aula: ogni studente può avere il proprio stile, ma se qualcuno stabilisce una tendenza, gli altri finiscono per seguirla", spiega Alegre. "Questa idea di un 'leader' neuronale aiuta a spiegare perché, nonostante la diversità di proprietà tra le aree cerebrali, le onde lente finiscono per propagarsi in modo coordinato".

 

Eccitabilità

I ricercatori hanno dimostrato che le onde lente nel cervello non sono guidate solo dall'anatomia, ma anche dal grado di eccitabilità di determinati neuroni. "Il nostro modello prevedeva che la direzione delle oscillazioni dipendesse da quale gruppo neuronale fosse più eccitabile in un dato momento, e lo abbiamo confermato con esperimenti sui topi", osserva Reig. Quando hanno aumentato l'eccitabilità nel lobo occipitale di topi anestetizzati, somministrando un cocktail di farmaci che rende i neuroni più attivi, hanno osservato che la direzione delle onde si invertiva: invece di viaggiare dalla parte anteriore a quella posteriore del cervello, viaggiavano nella direzione opposta.


In condizioni normali, queste oscillazioni hanno un ruolo essenziale nel sonno profondo e sotto anestesia, poiché contribuiscono a organizzare l'attività cerebrale a riposo. Tuttavia, quando i meccanismi che le regolano sono alterati, possono manifestarsi anche durante lo stato di veglia o trasformarsi in schemi elettrici associati all'epilessia: "Comprendere come l'eccitabilità moduli queste onde ci fornisce le chiavi per comprendere cosa succede quando l'attività neuronale sfugge al controllo", osservano gli autori. In questa ricerca, le simulazioni sono state eseguite modificando i principali fattori che influenzano l'attività a onde lente, in regioni isolate o interconnesse. Le simulazioni sono state in grado di replicare diversi stati di attività cerebrale, descrivendo quali fattori sono rilevanti a livello locale e quali a livello globale.


Oltre ai risultati, questo lavoro rappresenta anche un progresso metodologico: il modello usato dal team si basa su dati reali dell'anatomia e la fisiologia del cervello dei mammiferi, consentendo di simulare realisticamente il comportamento delle reti neurali quando sono connesse. "I modelli matematici completano gli esperimenti, consentendoci di esplorare scenari difficili da ricreare in laboratorio e di testare rigorosamente le ipotesi", sottolinea Alegre.


Questo lavoro è stato supportato da Maurizio Mattia del Centro Nazionale di Radioprotezione e Fisica Computazionale di Roma, ed è stato reso possibile grazie ai finanziamenti dell'Agenzia nazionale spagnola per la ricerca (Agencia Estatal de Investigación) attraverso il programma di centri di eccellenza Severo Ochoa, del Ministero della scienza, dell'innovazione e dell'università, dell'Università Miguel Hernández (Universidad Miguel Hernández) attraverso il programma di borse di studio Margarita Salas, del governo valenciano (Generalitat Valenciana) e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia, finanziato dall'Unione europea (NextGenerationEU).

 

 

 


Fonte: CSIC - Consejo Superior de Investigaciones Científicas (> Español) - Traduzione di Google Translate.

Riferimenti: J Alegre-Cortés, M Mattia, M Sáez, R Reig. Global and local nature of cortical slow waves. iScience, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)