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Infezioni comuni legate a cognizione più carente in mezza età e anzianità

I risultati di uno studio, che ha analizzato 575 partecipanti, supportano l'ipotesi che le infezioni possano influire negativamente sulla salute del cervello.

Toxoplasma infected human cell

Un nuovo studio guidato da ricercatori della Johns Hopkins University (JHU), e  pubblicato il 7 aprile su Alzheimer's & Dementia, ha scoperto che i segni di infezioni comuni in un campione di adulti di mezza età e anziani erano associati a prestazioni più scarse su una prova della funzione cognitiva globale.


I risultati si aggiungono a un corpo crescente di prove che suggeriscono che le infezioni in mezza età e più tardi possono peggiorare le prestazioni cognitive e possono aumentare il rischio di morbo di Alzheimer (MA) e altre demenze.


Per la loro analisi, i ricercatori hanno esaminato i livelli di anticorpi contro 5 agenti patogeni comuni in 575 adulti, dai 41 ai 97 anni di età. Gli adulti sono stati reclutati a Baltimora nel 1981, nell'ambito dello studio Epidemiologic Catchment Area (ECA), iniziato quell'anno dal National Institute of Mental Health. I partecipanti allo studio di Baltimora hanno donato sangue per i test e hanno fatto test cognitivi durante lo stesso periodo di studio.


Sono stati condotti test di anticorpi per agenti patogeni, tra cui 4 virus dell'herpes (Erex simplex di tipo 1, citomegalovirus, Varicella Zoster e Epstein-Barr) e per il parassita toxoplasma gondii. Quest'ultimo si diffonde spesso tra gli umani dalle feci di gatti o dalla carne poco cotta.


Il team di ricerca ha confrontato i risultati dei test del sangue dei partecipanti, con le loro prestazioni sul Mini-Mental State Examination (un test che valuta cose come orientamento, attenzione, comprensione verbale, memoria e percezione visiva) e su un compito di richiamo delle parole, che ha testato la memoria di un elenco di parole dopo un ritardo di 20 minuti.


I ricercatori hanno scoperto che gli anticorpi elevati al virus dell'herpes simplex di tipo 1 o al citomegalovirus erano associati individualmente a prestazioni peggiori nel test cognitivo globale. Inoltre, i partecipanti con un numero più elevato di test positivi anticorpali tendevano a perdere un numero maggiore di elementi nel test di cognizione globale.


L'autore senior Adam Spira PhD, professore del Dipartimento di Salute Mentale della JHU e membro del Johns Hopkins Center on Aging and Health, afferma:

"L'idea che le infezioni comuni potessero contribuire al declino cognitivo e forse al rischio di MA una volta era marginale e tuttora controversa, ma per merito dei risultati come quelli di questo studio, sta iniziando a ottenere più attenzione.

"Dopo aver tenuto conto dell'età, del sesso, della razza e del più grande fattore di rischio genetico del MA, i dati nel nostro studio hanno dimostrato che un numero maggiore di test positivi di anticorpi correlati a 5 diverse infezioni era associato a prestazioni cognitive più scarse. Per quanto ne sappiamo, finora non era stato dimostrato questo tipo di effetto additivo di più infezioni sulle prestazioni in un test cognitivo".


La causa del MA rimane poco chiara, ma ricerche precedenti hanno stabilito la connessione con le infezioni, inclusi studi che collegano il virus herpes simplex di tipo 1 e il citomegalovirus a un rischio più alto di MA. Vi sono anche prove che il frammento di proteina amiloide-beta, che forma placche insolubili nel cervello delle persone con MA, funziona come un peptide antimicrobico, ed è secreto a livelli più alti dalle cellule cerebrali in risposta alle infezioni.


Fin dalla ondata 2003-2004, i ricercatori di studio ECA alla Johns Hopkins hanno condotto interviste di controllo periodiche a Baltimora, compresi i test cognitivi standard e hanno prelevato campioni di sangue. Le due onde più recenti dello studio, finanziate dal National Institute on Aging, si sono concentrate sul MA e sugli esiti correlati.


Gli agenti patogeni valutati nello studio spesso si incontrano durante l'infanzia e vengono eliminati o trasformati in infezioni soppresse e latenti. Pertanto, i ricercatori hanno considerato livelli significativi di anticorpi contro di loro nei partecipanti di mezza età e anziani, come probabili indicatori della loro riattivazione a causa dell'indebolimento del sistema immunitario con l'età.


La prima coautrice dello studio è Alexandra Wennberg PhD, post-dottorato del gruppo di Spira, attualmente associata di ricerca al Karolinska Institutet in Svezia. Il primo coautore Brion Maher PhD, genetista e professore nel Dipartimento di Salute Mentale della JHU, ha analizzato i risultati anche per i partecipanti che avevano un fattore di rischio di MA comune, la variante ɛ4 del gene apolipoproteina-E (ApoE). Il legame tra conta degli anticorpi positivi e stato cognitivo era presente sia nei gruppi ɛ4 che non ɛ4, ma era più forte nel gruppo non ɛ4.

"È stata una sorpresa trovare un collegamento più debole nel gruppo ɛ4", afferma Maher. "È qualcosa che dovrebbe essere seguito da studi più grandi".


Spira, Maher e il loro team, con finanziamenti del National Institute on Aging, stanno seguendo le analisi dei dati dell'ondata dal 2016 al 2022 del Baltimora ECA. I ricercatori eseguiranno anche un'altra raccolta di dati da questa coorte.

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: AM Wennberg, BS Maher, ...[+11], AP Spira. Association of common infections with cognitive performance in the Baltimore Epidemiologic Catchment Area study follow‐up. Alzheimer's & Dementia, 2023, DOI

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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