Abbiamo tutti delle canzoni preferite. Certe musiche si attaccano immediatamente alla nostra testa e si riverberano nella memoria di lavoro per ore o giorni, ma a noi non piacciono molto. I motivetti pubblicitari più efficaci si adattano a questa descrizione.
E poi ci sono canzoni o musiche alle quali ritorni consciamente ancora e ancora, attraverso le tue liste di canzoni, o quelle che ti fanno sorridere immediatamente quando riempiono spontaneamente il tuo ambiente.
Perché sviluppiamo una preferenza per certe canzoni? E perché è così individuale e imprevedibile quali si attaccheranno a noi, mentre ad altri no? Attraverso le varie fasi della vita, raccogliamo nuovi motivi favoriti e sviluppiamo una cura musicale della nostra identità.
Sappiamo intuitivamente che la musica induce sia una risposta estetica che una risposta emotiva. Potremmo trovare una certa musica bella, ma non è sufficiente per diventare una delle nostre preferite. Mio figlio spiega che la sua canzone preferita semplicemente lo "rende felice", nonostante riconosca che il ritmo e le parole sono solo nella media.
La ricerca con scansioni cerebrali funzionali ha dimostrato che il nostro cervello prende la musica e la elabora in vari luoghi specifici, ognuno dei quali codifica aspetti diversi che vanno dai suoni astratti, ai ritmi, ai testi e al linguaggio. Queste regioni cerebrali separate inviano quindi informazioni ad altre aree con funzioni diverse, che formano associazioni complesse e interdipendenti che determinano sia l'esperienza estetica che il risultato emotivo.
Una scuola di pensiero è che la nostra musica preferita è in gran parte dovuta al suo impatto emotivo, come l'effetto quando siamo in un concerto dal vivo del nostro gruppo musicale preferito. Il cervello genera forti emozioni dagli stimoli musicali attivando un circuito neurologico chiamato 'sistema limbico mediale' o 'circuito di Papez'. Non è chiaro se una canzone preferita crea qualcosa di nuovo emozionalmente o semplicemente innesca percorsi preesistenti.
Un altro dei miei figli ha prestato attenzione alla sua risposta emotiva alla musica e ha curato una lista dinamica di canzoni che può essere usata per aumentare, migliorare o cambiare il suo stato d'animo in modo da adattarsi a qualunque situazione si trovi ad affrontare.
Si affida a queste canzoni preferite per gestire le esigenze emotive del mondo degli adolescenti. Questo uso consapevole della musica per estrarre un dividendo emotivo può essere impiegato per motivarci durante l'esercizio, per preparare l'atmosfera per una cena romantica, per rilassare i clienti in una spa, per incoraggiare la folla durante un evento sportivo e altro ancora. Queste canzoni possono diventare preferite mentre cerchiamo di ricreare quell'atmosfera in seguito.
Un'altra scuola di pensiero è che ci sono canzoni che diventano preferite non tanto per la struttura musicale o per i testi che generano un'emozione specifica, ma piuttosto per ciò che quella canzone rappresenta nella nostra memoria. La musica è ascoltata in contesti unici. Esistono diversi tipi di memoria che utilizzano strutture e percorsi cerebrali separati.
Tra le molteplici forme di memoria che codifichiamo, il suono musicale (insieme agli stimoli visivi) è registrato come memoria percettiva, mentre il significato è percepito come codificato dalla memoria semantica (tipo ricordare poesie o altri testi). Il sistema limbico genera emozioni che si associano alla memoria percettiva, alla memoria episodica degli eventi e alla memoria semantica. Il cervello, quindi, codifica la musica come un componente del nostro multiforme ricordo di un momento o di un'esperienza.
La canzone preferita di mio marito è 'You Can’t Always Get What You Want' (Non puoi sempre ottenere quello che vuoi) dei Rolling Stones. Apprezza il testo ironico di Mick Jagger che si lamenta di essere insoddisfatto e coinvolto in attività banali come andare in farmacia e a prendere una bibita, nonostante fosse una rock star mondiale preminente quando la canzone è stata registrata. È interessante notare che mio marito ha un'enorme memoria verbale, tiene nella sua memoria di lavoro i testi di centinaia di canzoni rock classiche, che richiama per tutte le occasioni.
Egli associa anche questa canzone, e i primi album dei Rolling Stones in genere, a un'epoca della sua vita in cui era sempre più socialmente consapevole e impegnato politicamente. Molti di noi sono inclini a favorire la musica della nostra gioventù. Le nostre esperienze formative da giovani avevano una colonna sonora, che potrebbe spiegare la popolarità delle stazioni radio rock classiche.
Ciò che è ancora più interessante, tuttavia, è che la musica sembra effettivamente migliorare la memoria complessiva. La ricerca ha dimostrato che la musica è coinvolta nella formazione di ricordi, sia di brani musicali, che di episodi e informazioni associate a una musica particolare.
Le caratteristiche musicali stesse, in particolare se inducono un'emozione positiva o richiedono maggiore attenzione, valorizzano in particolare la memoria autobiografica. I ricordi con una colonna sonora musicale sono potenzialmente più forti e più positivi emotivamente rispetto a quelli senza. Queste memorie associate sono anche collegate a un interruttore ambientale che può essere attivato consciamente o inconsciamente in seguito.
La memoria autobiografica definisce chi siamo. Ascoltare la musica dal nostro passato evoca una forte sensazione di conoscenza che spesso chiamiamo nostalgia. Uno studio di Janota ha esaminato la memoria e l'emozione quando si ascoltano canzoni popolari del passato e ha scoperto che le forme di nostalgia più evocate sono positive.
Questo tipo di nostalgia autobiografica rafforza la nostra immagine positiva di sé e il nostro senso di benessere. Un mio amico può identificare particolari canzoni che associa al tempo passato con i suoi amici più stretti quando eravamo giovani e spensierati. Queste canzoni definiscono le sue amicizie di lunga data con noi e sono fonti affidabili di consolazione e sicurezza.
La neuroscienza alla base della complessa relazione tra musica e memoria spiega perché gli algoritmi di intelligenza artificiale di Spotify, Pandora e altri servizi online non riescono a capire bene le nostre preferenze musicali. Gli algoritmi modellano il comportamento di selezione delle playlist degli utenti, ma sono in grado di elaborare solo le componenti estetiche della musica selezionata.
Le associazioni cognitive e le memorie legate alla musica sono unicamente individuali e non necessariamente legate alla qualità estetica della musica. In altre parole, i nostri gusti musicali non definiscono necessariamente i brani che identifichiamo come preferiti. Jimmy Iovine di Apple lo ha ammesso quando ha promesso che il servizio di cura di Apple avrebbe abbinato la canzone che senti all'umore e al momento: "Gli algoritmi da soli non possono svolgere questo compito emotivo. Hai bisogno di un tocco umano".
Fortunatamente o sfortunatamente, anche gli altri umani non possono replicare la nostra esperienza individuale e la memoria autobiografica e siamo lasciati a scoprire i nostri brani preferiti attraverso il caso, la serendipità e la fortuna.
Anche se è interessante sapere che c'è una base neurobiologica per la nostra identificazione della musica preferita, c'è sempre più ricerca in questo campo per definire gli usi terapeutici e riabilitativi della musica sui pazienti con malattie neurologiche che colpiscono la memoria, come demenza, ictus e traumatico danno cerebrale. Questo è un lavoro entusiasmante e un'area da osservare per nuovi interventi medici dai quali potremmo effettivamente trarre benefici.
Fonte: Dott.ssa Lara Ronan, professore associato di Neurologia e Medicina del Dartmouth College.
Pubblicato su Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Referenze:
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- Janata P, Tomic ST, Rakowski SK. Characterization of music-evoked autobiographical memories. Memory, (2007) 15: 845-860.
- Eschrich S, Münte TF, Altenmüller EO. Unforgettable film music: the role of emotion in episodic long-term memory for music. BMC Neurosci. (2008) 9.
- Belfi AM, Karlan BF, Tranel D. Music evokes vivid autobiographical memories. Memory. (2015) 979-989.
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