MoMA Alz 3Il quadro: è Martedì, giorno di chiusura al pubblico al Museo di Arte Moderna di New York (MoMA), e tuttavia sono nelle sue sale circondata da Van Gogh, Dalis, e Cézanne.
E' uno di quei "momenti di vita" ormai impressi nella mia mente.
Non ci sono folle o distrazioni, solo sette accompagnatori, i loro coniugi e genitori affetti da demenza e una guida del Museo, tutti stanno animatamente discutendo il quadro molto astratto di Picasso "La bagnante seduta".
L'educatore: "Perché Picasso sceglie di dipingere in questo modo? Non c'è tronco nè cervello. Che cosa vedi?"
"Una donna cava", dice un uomo con Alzheimer. "Una donna con la testa vuota", dice un altro. "Che ragazza sexy!", continua. Ci possono essere risate, ma questo è un approccio serio per migliorare la vita dei caregivers e dei loro coniugi e genitori [con cognizione] deteriorata.
Il Progetto Alzheimer del MoMA [Meet Me at the MoMA = Incontriamoci al MoMA], programma libero mensile di 1,5 ore, che attira circa 90 partecipanti alla volta (divisi in sei gruppi), è uno dei molti programmi di tali musei in tutto il paese e all'estero. L'ARTZ (Artisti per l'Alzheimer) ha creato un programma per il Louvre e per la National Gallery in Australia, e gestisce anche visite gratuite settimanali nei 6 musei del Massachusetts.
Senza dubbio, è una sfida per l'educatore. Le persone sono in diverse fasi dell'Alzheimer (anche se i programmi sono orientati a quelli con decadimento cognitivo lieve). Dice Laurel Humble del MoMA: "Bisogna stare all'erta. Alcune risposte non hanno senso. C'è una discreta quantità di lavoro per mantenere la conversazione coesa. Devo ripetutamente ritornare sul punto". Non che sia importante. Come caregiver, avere una tale esperienza significativa è una rarità. Queste iniziative sono una pausa dal tran-tran quotidiano tra caregiver e paziente.
MoMA Alz 2
Uno studio dell'Università di New York sul programma MoMA ha scoperto altri vantaggi: un'impulso all'autostima e all'umore positivo che può durare diversi giorni dopo una visita, per il paziente con Alzheimer. E i caregivers? I ricercatori hanno scoperto che si sentono meno soli socializzando con altri che affrontano l'Alzheimer. Inoltre, stanno facendo qualcosa per se stessi; ricordate, non sono il meglio nel prendersi cura di se stessi.
"E' la mia ancora di salvezza, il mio sostegno di vita", dice un frequentatore abituale dei programmi del MoMA. "Senza di essi, non credo che potrei farcela. Il programma è intellettualmente stimolante per me e per mio marito. Non si tratta solo di guardare dei quadri belli. Entrambi arriviamo ad usare la mente".
Ho incontrato Tania Becker, che ha appena lanciato il programma "Arts 4 Alzheimer's" al Museo Columbus a Columbus in Georgia. Ecco cosa dice: "Sono così impegnati! A volte, quando esco, non riesco a distinguere tra la persona con Alzheimer e il caregiver!".
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Pubblicato da Sally Abrahams su AARP il 2 febbraio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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