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La stimolazione cognitiva è utile anche dopo la diagnosi

Un interessante articolo in Nature Reviews il mese scorso ha esaminato diversi studi che dimostrano che l'intervento cognitivo può essere utile anche per i soggetti già diagnosticati con malattia di Alzheimer (Buschert et al., 2010).

L'articolo mostra che i pazienti con demenza lieve-moderata possono beneficiare di una gamma di interventi cognitivi: dalla formazione di funzioni cognitive parzialmente condivise alla formazione sulle attività di vita quotidiana. I risultati suggeriscono che tali interventi possono migliorare la cognizione complessiva, le abilità nella vita quotidiana e la qualità della vita in questi pazienti.

I pazienti con demenza di grado moderato-grave sembrano avere un beneficio generico nell'impegno normale nelle attività che migliorano le funzioni cognitive e sociali.

In generale, per i pazienti con diagnosi di morbo di Alzheimer, gli studi esaminati suggeriscono che programmi incentrati sulla stimolazione cognitiva globale sono più efficaci rispetto ai programmi che allenano specifiche funzioni cognitive.SharpBrain

L'opposto sembra vero per le persone con diagnosi di Mild Cognitive Impairment (MCI). Come ricorderete, la diagnosi di MCI si riferisce ai deficit obiettivi di memoria che non interferiscono con le attività della vita quotidiana. Dal 5% al 10% delle persone con MCI sviluppano demenza entro 1 anno dopo la diagnosi.

E' interessante vedere che il tipo di intervento cognitivo di cui una persona può beneficiare, cambia nel corso degli anni, a seconda del proprio stato cognitivo. Questo dimostra ancora una volta che non c'è la pillola magica generica in termini di salute mentale: alcuni interventi o programmi funzionano in quanto rispondono alle esigenze di alcune persone specifiche. Nessun programma può funzionare per tutti.

Secondo Buschert e colleghi (2010), i programmi incentrati sulla stimolazione cognitiva globale potrebbe ritardare l'insorgenza del morbo di Alzheimer "di 5 anni in pazienti che in seguito svilupperanno questa condizione. Come risultato, la prevalenza di Alzheimer potrebbe diminuire del 50%, portando notevoli vantaggi personali, sociali ed economici".

Gli autori concludono che devono essere perseguiti gli sforzi per sviluppare e attuare un intervento basato sulla cognitività per il trattamento della malattia di Alzheimer. Infatti, gli interventi cognitivi hanno diversi vantaggi rispetto ai trattamenti farmacologici: a) costi più bassi, b) assenza di effetti collaterali, e c) milgiore rapporto costi-benefici (in media, i farmaci anti-demenza ritardano il declino cognitivo da solo 6-12 mesi).

 

SharpBrain.com, 20 ottobre 2010

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