Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Protesi neurali posssono aiutare gli umani a ripristinare la memoria

Neurostimulation task for visual recognition

Un team di scienziati della Wake Forest University e dell'Università della California del Sud (USC) hanno dimostrato il primo uso riuscito di un dispositivo protesico neurale per ricordare ricordi specifici, con uno studio apparso su Frontiers in Computational Neuroscience.

Questa ricerca rivoluzionaria deriva da uno studio del 2018 del team della Wake Forest e della USC guidato da Robert Hampson PhD, professore di medicina rigenerativa, neuroscienze traslazionali e neurologia alla Wake Forest University, che ha mostrato l'implementazione riuscita di una protesi che usa i modelli di memoria di una persona per facilitare la capacità del cervello di codificare e richiamare i ricordi.

Nello studio precedente, la protesi elettronica del team si basava su un modello matematico non lineare multi-output multi-input (MIMO) e i ricercatori hanno influenzato i modelli di sparo di più neuroni nell'ippocampo, una parte del cervello coinvolta nella creazione di nuovi ricordi.

In questo studio, i ricercatori hanno creato un nuovo modello di processi che assiste l'ippocampo a ricordare informazioni specifiche. Quando il cervello cerca di archiviare o ricordare informazioni come "Ho spento la stufa?" o "Dove ho messo le chiavi della macchina?", dei gruppi di cellule lavorano insieme come ensemble (insiemi) neurali, attivandosi in modo che le informazioni vengano archiviate o richiamate.

Usando le registrazioni dell'attività di queste cellule cerebrali, i ricercatori hanno creato un modello di decodifica della memoria (MDM, memory decoding model) che consente loro di decodificare quale attività neurale è usata per archiviare diversi parti specifiche di informazioni. L'attività neurale decodificata dall'MDM ha quindi permesso di creare un modello o un codice, servito per neurostimolare l'ippocampo quando il cervello stava cercando di archiviare tali informazioni.

"Qui, non solo mettiamo in evidenza una tecnica innovativa di neurostimolazione per migliorare la memoria, ma dimostriamo anche che stimolare la memoria non è solo un approccio generale, ma può anche essere applicato a informazioni specifiche che sono fondamentali per la persona", ha affermato Brent Roeder PhD, ricercatore del Dipartimento di Neuroscienze Traslazionali della Wake Forest University e primo autore dello studio.

Il team ha esaminato 14 adulti con epilessia che stavano partecipando a una procedura diagnostica di mappatura del cervello attraverso elettrodi impiantati chirurgicamente, collocati in varie parti del cervello per individuare l'origine delle convulsioni. I partecipanti sono stati sottoposti a tutte le procedure chirurgiche, al monitoraggio post-operatorio e ai test neurocognitivi in uno dei siti dello studio.

Il team ha fornito la stimolazione elettrica MDM durante le attività di memoria di riconoscimento visivo per vedere se la stimolazione può aiutare le persone a ricordare meglio le immagini. Ha scoperto che, quando hanno usato questa stimolazione elettrica, ci sono stati cambiamenti significativi nel modo in cui le persone ricordavano le cose. In circa il 22% dei casi, c'era una notevole differenza nelle prestazioni.

Quando hanno esaminato specificamente i partecipanti con una funzione di memoria compromessa, stimolati su entrambi i lati del cervello, quasi il 40% di essi ha mostrato cambiamenti significativi nelle prestazioni della memoria.

"Il nostro obiettivo è creare un intervento in grado di ripristinare la funzione di memoria persa a causa di Alzheimer, ictus o lesioni alla testa", ha detto Roeder. "Abbiamo scoperto che il cambiamento più pronunciato si è verificato nelle persone che avevano una memoria compromessa".

Roeder ha detto che spera che la tecnologia possa essere perfezionata per aiutare le persone a vivere in modo indipendente favorendo il richiamo di informazioni critiche, tipo se avevano  preso i farmaci o se una porta è bloccata.

"Sebbene siano necessarie molte più ricerche, sappiamo che la stimolazione via MDM ha il potenziale di modificare significativamente la memoria", ha affermato Roeder.

Questa ricerca è basata su oltre 20 anni di lavoro preclinico sui codici di memoria, guidato da Sam Deadwyler PhD, professore emerito di fisiologia e farmacologia della Wake Forest University, insieme a Hampson e al team della USC guidato dagli ingegneri biomedici Theodore Berger PhD e Dong Song PhD.

Il lavoro preclinico ha applicato lo stesso tipo di stimolazione per ripristinare e facilitare la memoria impiegato nei modelli animali, usando il sistema MIMO sviluppato alla USC.

 

 

 


Fonte: Atrium Health Wake Forest Baptist (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: BM Roeder, [+19], RE Hampson. Developing a hippocampal neural prosthetic to facilitate human memory encoding and recall of stimulus features and categories. Front in Comp Neurosci, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee g...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle cap...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.