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nurse checking patient blood pressure

Proprio come i ricercatori cercano fattori che aumentano il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), essi sono interessati anche a scoprire quali fattori possono accelerare il tasso di declino cognitivo nelle persone che hanno già questa condizione. La fluttuazione della pressione del sangue potrebbe essere uno di questi, secondo un nuovo studio.


Alcuni studi recenti hanno suggerito che il MA e altre forme di demenza possono avere legami complessi con la salute cardiovascolare.


Nel 2018, uno studio (rif. 1) pubblicato sulla rivista Neurology aveva scoperto che gli anziani con pressione alta avevano più probabilità di avere grovigli tossici di proteine ​​nel cervello, un segno fisiologico di declino cognitivo. E all'inizio di quest'anno, una ricerca(rif. 2) apparsa su Acta Neuropathologica, ha suggerito che MA e i fattori di rischio cardiovascolare potrebbero avere un denominatore genetico comune.


Ora, i ricercatori del gruppo di studio NILVAD, che vede la partecipazione di diversi istituti di ricerca europei, hanno analizzato le evidenze che sembrano suggerire che la fluttuazione della pressione arteriosa si collega a un declino cognitivo più veloce nelle persone con MA.


L'analisi (rif. 3) apparsa sulla rivista Hypertension, ha esaminato dati del NILVAD, un esperimento in doppio-cieco, controllato da placebo, di fase III. Lo studio sta cercando di capire se i medici possono usare il Nilvadipine, un farmaco per l'ipertensione, per trattare il MA.

 

 

Gestire la pressione può aiutare il trattamento?

Per questo studio, i ricercatori hanno prima analizzato i dati di 460 persone dello studio NILVAD con età media di 72 anni e con una diagnosi di MA da lieve a moderato. Poi il team ha usato solo i dati dei partecipanti che avevano fornito misurazioni della pressione sanguigna in occasione di almeno 3 diverse visite al centro di sperimentazione clinica.


Il team ha scoperto che, dopo 1,5 anni, coloro che sembravano avere la variabilità più alta della pressione del sangue hanno mostrato un tasso più veloce di declino cognitivo rispetto a quelli con una pressione arteriosa abbastanza stabile.


In seguito i ricercatori hanno anche analizzato i dati di un sottoinsieme di 46 partecipanti che avevano fornito misurazioni quotidiane della pressione arteriosa. In questo sottogruppo, il team ha trovato "associazioni significative" tra le fluttuazioni della pressione sanguigna e una progressione più rapida del declino cognitivo dopo 1 anno. Tuttavia, l'associazione non c'era più al punto di riferimento di 1,5 anni per questo gruppo di partecipanti.


"Tutti sanno già che è importante controllare la pressione in mezza età per ridurre il rischio di MA più tardi, ma questo ci dice è ancora importante regolare la pressione sanguigna quando la demenza c'è già", spiega l'autore senior Dott. Jurgen Claassen, dalla Radboud University di Nijmegen, Olanda.


Poiché i risultati attuali hanno presentato alcune incongruenze, il ricercatore senior sottolinea inoltre che "è necessaria altra ricerca per scoprire se la variabilità della pressione sanguigna è veramente causa del peggioramento della demenza. Se questo è vero i farmaci o i cambi allo stile di vita potrebbero contribuire a rallentare la progressione della malattia. Ma potrebbe anche essere il contrario [...], cioè che la demenza può portare alla variabilità della pressione del sangue, un possibile segnale che consente di identificare le persone con il MA".


I ricercatori fanno notare, inoltre, che l'attuale studio ha avuto varie limitazioni, tra cui la dimensione del campione relativamente piccolo, e il fatto che la ricerca era solo osservazionale. Tuttavia, essi sperano che studi futuri saranno in grado di basarsi sui risultati attuali e scoprire quali interventi possono aiutare di più le persone con MA.


"I trattamenti di Alzheimer sono limitati a questo punto, e anche una piccola differenza nel rallentare la progressione della malattia può significare molto. Potrebbe fare la differenza tra essere o no in grado di guidare ancora una macchina e di vivere in modo indipendente", dice il Dott Claassen.

 

 

 


Fonte: Maria Cohut PhD in Medical News Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Zoe Arvanitakis, Ana Capuano, Melissa Lamar, Raj Shah, Lisa Barnes, David Bennett, Julie Schneider. Late-life blood pressure association with cerebrovascular and Alzheimer disease pathology. Neurology, Aug
  2. Iris J. Broce, ..., Rahul S. Desikan. Dissecting the genetic relationship between cardiovascular risk factors and Alzheimer’s disease. Acta Neuropathologica, Feb 2019, DOI
  3. Rianne de Heus, Marcel Olde Rikkert, Phillip Tully, Brian Lawlor, Jurgen Claassen for the NILVAD Study Group. Blood Pressure Variability and Progression of Clinical Alzheimer Disease. Hypertension, DOI

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