Gli americani stanno alimentando un'industria da molti miliardi di dollari di integratori alimentari per la 'salute del cervello', in un disperato tentativo di fermare o invertire il morbo di Alzheimer (MA) e altre forme di demenza. Ma tali trattamenti sono 'pseudomedicina' e gli operatori sanitari dovrebbero scoraggiare i pazienti dal perseguirli, dicono dei neurologi della University of California di San Francisco.
In un articolo apparso il 25 gennaio 2019 su JAMA, i neurologi sollecitano i medici a fornire una "interpretazione scientifica sincera" di qualsiasi prova, insieme ai rischi e ai costi associati, nelle conversazioni con pazienti e famiglie che chiedono informazioni sugli integratori alimentari 'potenziatori dal cervello' o altri trattamenti non provati.
"Gli integratori alimentari commercializzati per la salute del cervello sono una pratica pseudomedica che i pazienti spesso chiedono", ha detto la prima autrice Joanna Hellmuth MD/MHS, neurologa del Centro Memoria e Invecchiamento dell'UCSF e del Weill Institute for Neurosciences. "Abbiamo anche assistito a un aumento dei protocolli personalizzati per invertire il declino cognitivo e la demenza. Sfortunatamente, questi interventi mancano attualmente di dati che dimostrino che sono efficaci".
Si stima che cinque milioni di americani abbiano il MA e le relative demenze, secondo i Centers for Disease Control and Prevention - una cifra che si prevede aumenti fino a 13,9 milioni entro il 2060. Ad oggi non ci sono farmaci che hanno dimostrato di prevenire o invertire malattie come il MA, un fatto che spinge molte persone a ricorrere a trattamenti discutibili con affermazioni false.
Il mercato globale degli integratori alimentari per la salute del cervello ha generato 3,2 miliardi di dollari nel 2016, secondo Research and Markets. Si prevede che raggiungerà $ 11,6 miliardi entro il 2024.
"Il panorama dei trattamenti limitati per la demenza e l'ampio accesso alle informazioni è culminato in un preoccupante aumento della pseudomedicina", ha dichiarato Bruce Miller MD, autore senior dell'articolo di opinione e direttore del Centro Memoria e Invecchiamento dell'UCSF e del Global Brain Health Institute. "Mentre le forze non etiche promuovono la pseudomedicina, una comunità informata di medici e pazienti può combattere queste pratiche".
Testimonianze entusiastiche non equivalgono a dati
L'editoriale sollecita i medici a informare i pazienti sulla differenza tra le testimonianze entusiastiche usate nella pubblicità di integratori alimentari e altre pseudomedicine dirette al consumatore, rispetto ai rigorosi dati sulla sicurezza e sull'efficacia imposti dalla Food and Drug Administration prima che i farmaci possano essere prescritti.
Da notare che
Due dei 3 autori della ricerca ricevono finanziamenti da case farmaceutiche.
Rabinovici riceve supporto di ricerca da Avid Radiopharmaceuticals, Eli Lilly, GE Healthcare, Life Molecular Imaging; e consulenza onoraria da Axon Neurosciences, Eisai, Genentech, Merck e Roche.
Miller riceve supporto alla ricerca dalla Quest Diagnostics Dementia Pathway Collaboration, dalla Cornell University e dal Bluefield Project per curare la demenza frontotemporale; è direttore medico della John Douglas French Foundation, direttore scientifico del Tau Consortium, direttore / consiglio consultivo medico della Larry L. Hillblom Foundation ed ex presidente della International Society of Frontotemporal Dementia.
"Raccomandiamo ai fornitori di fare presente che se un trattamento fosse risultato efficace per la demenza, sarebbe già ampiamente utilizzato", ha dichiarato la Hellmuth. "Tuttavia, i medici dovrebbero anche rendere chiaro che continueranno a collaborare nelle cure mediche dei pazienti, se le interpretazioni di trattamenti adeguati alla fine differiscono".
Alla base di gran parte della pseudo-medicina ci sono dati di scarsa qualità che agganciano i pazienti attratti dalle 'prove' presentate in un formato apparentemente scientifico che manca delle caratteristiche essenziali di un buon studio, spiega il commento.
Ciò include la mancanza di randomizzazione, in cui metà dei partecipanti allo studio riceve placebo, in modo che i suoi effetti possano essere confrontati con gli effetti degli altri partecipanti che ricevono il trattamento. Queste pratiche scientifiche di scarsa qualità sono particolarmente evidenti nei regimi di trattamento pubblicati nelle 'riviste predatorie ad accesso aperto'.
"Mentre esistono riviste di alta qualità ad accesso aperto, queste riviste predatorie possono mancare di rigore editoriale nel processo di revisione scientifica", ha dichiarato la Hellmuth. "Queste pubblicazioni possono fornire una copertura scientifica agli interventi pseudoscientifici".
Fonte: Suzanne Leigh in UCSF (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Joanna Hellmuth, Gil D. Rabinovici, Bruce L. Miller. The Rise of Pseudomedicine for Dementia and Brain Health. JAMA. 25 Jan 2019, doi: 10.1001/jama.2018.21560
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.