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Donne che si prendono cura
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elderly visiting museum

Le teorie sulla riserva cognitiva, sulla sindrome da disuso e sullo stress suggeriscono che le attività mentalmente coinvolgenti, divertenti e socialmente interattive potrebbero proteggere dal declino cognitivo e dallo sviluppo della demenza.


Le attività artistiche e culturali combinano la complessità cognitiva con la creatività mentale e sono state ben studiate come interventi per le persone con demenza, con dati che suggeriscono miglioramenti in una serie di fattori che comprendono la salute mentale, la solitudine, l'agitazione, il linguaggio e il ricordo.


Tuttavia, non sappiamo ancora se le arti possono contribuire anche alla riserva cognitiva e quindi agire in modo protettivo per aiutare a prevenire il declino cognitivo e l'insorgenza della demenza. Con dei colleghi ricercatori della University College di Londra abbiamo quindi lavorato sull'English Longitudinal Study of Ageing per valutare se l'impegno con le arti sia associato a un migliore invecchiamento cognitivo.

 
Nell'ultimo anno abbiamo condotto una serie di studi sull'impegno artistico in età avanzata. Due di questi studi si sono concentrati specificamente sulla cognizione. Cosa abbiamo scoperto?

 

Studio 1

Nel primo, abbiamo tratto i dati da 3.445 adulti over-52, valutati su un periodo di 10 anni (2004-2014). Abbiamo usato valori ottenuti da batterie di test neuropsichiatrici, inclusi compiti di richiamo immediato e ritardato come valore della memoria e compiti di denominazione degli oggetti come valore della fluenza semantica. Entrambe queste misure hanno dimostrato di prevedere un declino cognitivo clinicamente significativo.


Ci siamo concentrati sui potenziali benefici di tre tipi di impegno culturale:

  • visitare gallerie, musei o mostre;
  • andare a teatro, concerto o opera;
  • andare al cinema.

Abbiamo trovato associazioni dose-dipendenti (= effetto proporzionale alla quantità) tra visita di gallerie, musei o mostre e andare al teatro, concerto o opera e cali minori della memoria e della fluidità semantica 10 anni dopo. Tuttavia, non abbiamo trovato associazioni chiare tra andare al cinema e la cognizione.


Queste analisi sono state tutte aggiustate per la cognizione di base e una serie di altri fattori, tra cui le variabili demografiche (sesso, età, stato civile, etnia, livello di istruzione, stato occupazionale, classificazione professionale e ricchezza), le variabili relative alla salute (come salute auto-dichiarata, vista, udito e depressione) e impegno con altre attività sociali o di stimolazione cognitiva (compresi i social network, impegno civico e comunitario, se i partecipanti avevano un hobby, usavano Internet e leggevano un quotidiano).


Non abbiamo trovato prove che l'età dei partecipanti abbia influito sulla relazione mostrata qui. Non abbiamo nemmeno trovato alcuna prova che altri fattori come i problemi di mobilità influenzano le risposte.


Abbiamo anche condotto una serie di analisi aggiuntive per cercare di accertare se i primi sintomi del declino cognitivo potessero aver influenzato i comportamenti culturali e quindi i risultati della cognizione, ma non abbiamo trovato evidenze di ciò.


Questi risultati suggeriscono quindi che l'impegno in attività culturali potrebbe aiutare a ridurre il declino cognitivo in età avanzata.

 

 

Studio 2

Al fine di progredire in questo lavoro, abbiamo intrapreso alcune ulteriori analisi guardando in particolare l'incidenza della demenza.


Abbiamo nuovamente pescato dai dati dell'English Longitudinal Study of Ageing, questa volta concentrandoci su 3.911 adulti che erano senza demenza al basale. Abbiamo valutato se hanno poi sviluppato demenza in qualsiasi momento nei successivi 10 anni, usando una combinazione di diagnosi del medico e risposte a un questionario informatore convalidato sul declino cognitivo.


Poiché le visite a gallerie, musei e mostre hanno prodotto il risultato più forte nel primo studio, in questo secondo studio ci siamo concentrati su questa attività.


Ancora una volta, abbiamo trovato una relazione dose-dipendente tra impegno culturale e rischio di sviluppare demenza, con un rischio inferiore del 49% tra coloro che hanno frequentato i musei ogni pochi mesi o più, rispetto a quelli che non hanno mai frequentato.


Come nel primo studio, abbiamo controllato una serie di fattori che avrebbero potuto confondere questa relazione, inclusi i fattori demografici (sesso, età, stato civile, livello di istruzione, occupazione, ricchezza e classificazione professionale), i fattori legati alla salute (inclusa vista, udito, depressione e condizioni cardiovascolari esistenti) e altri tipi di coinvolgimento della comunità.


Anche qui non abbiamo trovato differenze significative dipendenti dall'età. Abbiamo eseguito una serie di analisi aggiuntive per accertare se i sintomi preclinici di demenza potevano aver influenzato i nostri risultati, ma non abbiamo trovato alcuna prova di ciò.

 

 

Come procedere?

Questi risultati suggeriscono che l'impegno culturale potrebbe proteggere dal declino cognitivo e dall'insorgenza della demenza. È probabile che ciò avvenga attraverso il contributo alla riserva cognitiva.


Ad esempio, l'impegno culturale fornisce una combinazione di stimoli neuronali e sensoriali e di impegno cognitivo; richiede un'attività fisica leggera per partecipare, riducendo gli effetti negativi dei comportamenti sedentari; e può ridurre l'isolamento percepito incoraggiando le persone a lasciare la loro casa, incontrarsi con gli amici e interagire con il personale e/o gli altri visitatori.


Tuttavia, questi studi sono osservazionali piuttosto che sperimentali. Quindi, per confermare la causalità, potrebbero essere utili studi di intervento che indirizzano gli anziani a rischio di declino cognitivo o demenza alle attività culturali. Programmi come Social Prescribing e Museums on Prescription stanno attualmente fornendo questo servizio nel Regno Unito e sono in corso studi.


Dato che le sedi culturali sono molte (40.000 musei solo in Europa, Stati Uniti e Canada) e raggiungono diverse popolazioni geografiche e gruppi demografici, queste istituzioni hanno un enorme potenziale come siti per interventi di sanità pubblica.

 

 

 


Fonte: Dott.ssa Daisy Fancourt, ricercatrice del Dipartimento di scienze comportamentali e salute della UCL, specializzata in psiconeuroimmunologia ed epidemiologia sociale.

Pubblicato su UK Data Service (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Daisy Fancourt & Andrew Steptoe. Cultural engagement predicts changes in cognitive function in older adults over a 10 year period: findings from the English Longitudinal Study of Ageing. Scientific Reports, 5 July 2018, DOI: 10.1038/s41598-018-28591-8
  2. Daisy Fancourt, Andrew Steptoe & Dorina Cadar. Cultural engagement and cognitive reserve: museum attendance and dementia incidence over a 10-year period. The British Journal of Psychiatry, 20 Jul 2018, DOI: 10.1192/bjp.2018.129

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