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Cosa può interessare per la prevenzione dell'Alzheimer

Poco acido folico e molta omocisteina legati ad un rischio alto di Alzheimer

Il rischio di Alzheimer può essere abbassato semplicemente mangiando grandi quantità di verdure a foglia verde o assumendo integratori di folati, secondo uno studio pubblicato in Osong Public Health and Research Perspectives.


L'Alzheimer è una forma importante di demenza e i medici dicono che non c'è cura per questa malattia. Ma l'evidenza suggerisce che la malattia può essere prevenuta prima dell'insorgere.


Lo studio, condotto da J.H. Song e colleghi del National Institute of Health, dei Korea Centers for Disease Control and Prevention di Seoul in Corea del Sud, dimostra che una mancanza di folato sierico è collegato ad un elevato rischio di Alzheimer. L'acido folico o folato si trova in gran quantità nelle verdure a foglia verde.


Dall'altra parte, lo studio ha anche rivelato che una quantità elevata di siero omocisteina è associato ad un altrettanto alto rischio di Alzheimer, rispetto a coloro che hanno livelli più bassi.


Per lo studio, i ricercatori hanno confrontato le concentrazioni di omocisteina totale, acido folico e vitamina B12 nei campioni di sangue di 424 controlli con funzione cognitiva normale, 382 persone con decadimento cognitivo lieve e 56 pazienti affetti da demenza. Rispetto ai controlli, i malati con demenza o Alzheimer avevano maggiori concentrazioni di siero omocisteina, ma concentrazioni inferiori di folati sierici. Ed è stata trovata un'associazione inversa tra i livelli di omocisteina e di sierofolati o di vitamina B12.


Quelli con una iperomocisteinemia moderata avevano una propbabilità cinque volte maggiore di acquisire la demenza o l'Alzheimer rispetto a quelli che avevano livelli bassi di omocisteina. Inoltre, coloro che avevano pochi sierofolati hanno una probabilità quasi 4 volte maggiore di soffrire di demenza rispetto a coloro che avevano alte concentrazioni di sierofolati. I ricercatori hanno concluso che, per gli anziani coreani, "concentrazioni alte di siero-omocisteina e basse di sierofolati sono associate al rischio di demenza".


Si ritiene che l'Alzheimer, che è una forma importante di demenza, abbia qualcosa a che fare con lo stress ossidativo e l'infiammazione e gli antiossidanti possono contribuire ad alleviare lo stress ossidativo e quindi a ridurre il rischio di Alzheimer. L'acido folico, o folato, si trova solo negli alimenti di origine vegetale, ed in particolare nelle verdure a foglia verde, che hanno anche alti livelli di antiossidanti naturali.


I produttori alimentari fortificano i folati negli alimenti trasformati per promuovere le vendite; perciò molti alimenti trasformati, tra cui la farina, sono fortificati con l'acido folico. (Nota: un eccesso di acido folico da integratori è stato collegato ad alcune malattie come il cancro). Pertanto, livelli bassi di folato evidenziano un apporto ridotto di verdure a foglia verde, il che significa anche un basso apporto di antiossidanti. Quindi, non è certo se la carenza di sierofolato sia una causa dell'Alzheimer.

Altri studi sul legame tra carenza di folati, molta omocisteina e un rischio elevato di Alzheimer

All'inizio di quest'anno, scienziati cinesi hanno pubblicato uno studio in Zhongguo Ying Yong Sheng Li Xue Za Zhi rivelando una conclusione simile. Hanno trovato che molta siero-omocisteina (iperomocisteinemia) è associata a pochi folati, e che sia l'alta omocisteina che i bassi folati sono legati al rischio alto di Alzheimer.


Molti studi hanno dimostrato che l'omocisteina, un amminoacido non-proteico biosintetizzato dalla metionina (amminoacido utilizzato nella sintesi proteica), non è necessariamente la causa dell'aumento del rischio di Alzheimer. L'omocisteina può essere riconvertita in cisteina con l'aiuto di vitamine del gruppo B, come il folato, che si trovano in quantità elevate solo nelle verdure.


Ci possono essere due motivi per cui una persona ottiene alti livelli di omocisteina: alto consumo di uova (che contengono molta metionina) e di altri cibi ad alto contenuto di metionina, e scarsa assunzione di sierovitamine del gruppo B o un ridotto apporto di verdure a foglia verde. Studi precedenti dimostrano che l'omocisteina sierica può essere abbassata con i farmaci, ma il rischio di malattie cardiache (infarto e ictus) non può essere abbassato, il che significa che l'omocisteina può essere solo un biomarcatore, ma non una causa di Alzheimer.


Tale evidenza suggerisce che un alto rischio di Alzheimer può avere qualcosa a che fare con il modello alimentare di una persona, cioè un consumo elevato di uova o di altri alti alimenti con metionina e un ridotto apporto di verdure a foglia verde può aumentare il rischio di Alzheimer. Le uova hanno non solo molta metionina, ma anche un colesterolo molto alto, che è stato associato all'Alzheimer elevato. Così ciò che aumenta il rischio può essere il colesterolo alto, non la metionina né l'omocisteina.

 

L'eccesso di colesterolo aumenta il rischio di Alzheimer

Luigi Puglielli del Massachusetts General Hospital, l'Harvard Medical School di Charlestown nel Massachusetts e colleghi hanno pubblicato un documento nel 2003 sulla prestigiosa rivista medica Nature Neuroscience che spiega perché il colesterolo alto aumenta il rischio di Alzheimer.


Secondo tale rapporto, il colesterolo contribuisce a regolare sia la generazione che l'eliminazione della proteina amiloide-beta (A-beta) in regioni specifiche del cervello. Un segno distintivo dell'Alzheimer è l'accumulo anomalo di A-beta. E livelli elevati di colesterolo aumentano il livello di A-beta, come dimostrato in studi di laboratorio e su animali. Ed è stato dimostrato che anche i farmaci ipocolesterolemizzanti possono abbassare l'A-beta.


Anche una revisione condotta da Leila A Shobab dalla University of British Columbia di Vancouver in Canada e colleghi e pubblicato su The Lancet Neurology spiega come il colesterolo aumenta il rischio di Alzheimer.

 

Le statine riducono il rischio di Alzheimer

Un altro studio pubblicato in ottobre 2013 in Atherosclerosis dimostra che l'uso prolungato di statine riduce il rischio di ospedalizzazione per la demenza. Lo studio, condotto da Giovanni Corrao dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca a Milano in Italia e colleghi, ha coinvolto 152.729 pazienti over-40 trattati di recente con statine dal 2003 al 2004 e 1.380 pazienti ospedalizzati per demenza, compreso l'Alzheimer, nel corso di un follow-up che si è concluso nel 2010.


I ricercatori hanno scoperto che, rispetto a quelli con meno di sei mesi di trattamento con statine, coloro che avevano da 7 a 24 mesi di trattamento avevano un rischio di Alzheimer ridotto del 15%. Il trattamento a lungo termine (più di 4 anni) ha ridotto il rischio di oltre il 25%. Ma non tutte le statine sono efficaci nell'aiutare i pazienti con Alzheimer. Come dimostra lo studio di Corrao et al., la simvastatina e l'atorvastatina funzionano bene, ma non altrettanto la fluvastatina e la pravastatina.


Corrao et al. non sono i primi a scoprire che le statine possono aiutare i pazienti affetti da demenza. Nel settembre 2013, K. Steenland della School of Public Health di Atlanta in Georgia, ha riferito sul Journal of American Geriatrics Society che l'uso di statine può rallentare il declino cognitivo negli anziani con cognizione normale o decadimento cognitivo lieve.


I consumatori devono prestare attenzione alla disinformazione che circola su internet, che sostiene che il colesterolo è importante per il cervello (che è solo parzialmente corretto) e che le persone hanno bisogno di mangiare alimenti che contengono molto colesterolo o che promuovono la sintesi del colesterolo. Noi non abbiamo bisogno di mangiare colesterolo per il cervello: gli esseri umani possono produrlo da soli.


I consumatori devono anche ricordare che un eccesso di colesterolo può non solo aumentare il rischio cardiovascolare, ma anche il rischio di Alzheimer. Coloro che supportano il consumo di alimenti che promuovono la produzione di colesterolo dimenticano una cosa: il colesterolo non è un nutriente essenziale e le persone non devono mangiare cibi ad alto contenuto di colesterolo, come uova e carne, per avere il colesterolo. Gli esseri umani possono sintetizzare tutto il colesterolo di cui hanno bisogno. Le evidenze sembrano suggerire che mangiare grandi quantità di verdure a foglia verde ed evitare alimenti che contengono molto colesterolo, o che promuovono la sintesi del colesterolo, può ridurre il rischio di demenza, incluso l'Alzheimer.


Per quanto riguarda le statine, i consumatori devono sapere che l'uso di statine per un lungo periodo può causare effetti negativi, come i dolori muscolari. Coloro che mangiano troppo cibo che promuove la produzione di colesterolo potrebbero voler considerare l'utilizzo di medicine alternative o di integratori alimentari per abbassare i livelli di siero-colesterolo. Il lievito rosso del riso, un alimento usato in Asia per preparare il vino di riso, ha provato di essere efficace come le statine, ma senza gli effetti collaterali associati all'uso di questo integratore alimentare.

 

Bere succhi di frutta e di verdura per prevenire l'Alzheimer

Inoltre si è scoperto che anche bere succhi di frutta e di verdura spesso può ridurre significativamente il rischio di Alzheimer. Uno studio pubblicato in Settembre 2006 sull'American Journal of Medicine ha trovato prove che suggeriscono che i succhi di frutta e di verdura ritardano l'insorgenza dell'Alzheimer.


Qi Dai (MD, PhD) della Vanderbilt School of Medicine in Virginia e colleghi, hanno condotto lo studio e hanno trovato che uomini e donne che bevono succhi di frutta e/o di verdura almeno tre volte alla settimana hanno un rischio di Alzheimer inferiore del 76%, rispetto a quelli che li bevono meno di 3 volte a settimana.


I ricercatori hanno sottolineato che il danno ossidativo causato dal peptide amiloide-β ha un ruolo importante nella patogenesi dell'Alzheimer e molti polifenoli proteggono dal perossido di idrogeno meglio delle vitamine antiossidanti. L'effetto protettivo è ancora più significativo tra i portatori dell'allele apolipoproteina Eε-4 e quelli che sono fisicamente inattivi.

 

 

 

 

 


Pubblicato in foodconsumer.org (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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