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Il legame tra malattia mentale e demenza

MentalHealth

Penso che molte donne abbiano la paura inconscia di sviluppare l'Alzheimer. Invecchiando, siamo particolarmente consapevoli dei momenti in cui perdiamo le chiavi solo per trovarle poi in luoghi inaspettati o quando non riusciamo a trovare, per l'ennesima volta, la parola che vogliamo usare. Siamo particolarmente diffidenti se c'è una storia familiare della malattia. Mio nonno materno ha avuto la diagnosi di morbo di Alzheimer (MA), solo che a quel tempo lo avevano chiamato indurimento delle arterie.

Il MA viene diagnosticato più alle donne che agli uomini, in parte perché viviamo più a lungo. Uno studio ha scoperto che "i tassi di incidenza di qualsiasi demenza e MA erano maggiori nelle donne rispetto agli uomini; qualsiasi tasso di demenza diverge dopo gli 85 anni e quelli di MA divergono circa a 80. Questo modello è coerente con la sopravvivenza delle donne in età più avanzata degli uomini".

La paura di sviluppare la demenza o il MA può essere particolarmente preoccupante se viviamo da soli, non siamo sposati e non abbiamo figli. Cosa ci succederà? Finiremo in qualche casa di cura soli e dimenticati? Questa è la roba di cui sono fatti gli incubi.

Tuttavia, mentre la ricerca esamina il complesso legame tra salute mentale e disturbi neurologici come la demenza e il MA, sta emergendo una nuova preoccupazione. Le evidenze suggeriscono che una malattia mentale è un fattore di rischio per lo sviluppo di diverse forme di demenza, come il MA.

Uno studio ha scoperto che "gli individui con la diagnosi di un disturbo mentale avevano maggiori probabilità di sviluppare la demenza rispetto a quelli senza ... Gli individui con diagnosi di psicosi, uso di sostanze, umore, nevrosi e qualunque altro disturbo mentale, e con episodi di autolesionismo, avevano più probabilità di quelli senza un disturbo mentale di ricevere la diagnosi di demenza in seguito",

Questa ricerca mi spaventa perché non solo mi è stato diagnosticato un disturbo depressivo maggiore con caratteristiche psicotiche e ho lottato con l'autolesionismo, ma a circa vent'anni avevo dipendenza da cocaina e Klonopin. Non ho mai dovuto andare in riabilitazione, poiché sono stata in grado di fermarmi da sola, ma usavo continuamente entrambe le sostanze in momenti diversi della mia vita. Da questa ricerca, sembra che io sia su un percorso diretto verso la demenza.

Un altro studio ha preso in considerazione l'esempio dell'età di insorgenza della malattia psichiatrica e ha scoperto che, sebbene “i disturbi psichiatrici siano associati ad un aumento del rischio di demenza successiva, la depressione grave e tardiva ha mostrato associazioni più forti con la demenza rispetto alla depressione ad insorgenza precoce e da lieve a moderata".

Ho avuto a che fare con la depressione per gran parte della mia vita e ho sostenuto che mentre devo essere proattiva sulla mia salute mentale, non ci sono garanzie. Ho preso farmaci che funzionavano e poi smettevano, con scatenanti esterni e con attivazione interna di episodi depressivi per motivi che non riuscivo a identificare.

Mi chiedevo, un giorno mi sveglierò e mi sentirò ufficialmente vecchia? Ricordo che quando ho avuto un ictus oltre cinque anni fa e il mio deficit più pronunciato e prolungato era la capacità cognitiva, ero così devastata da sprofondare in un altro episodio depressivo grave. Grazie al cielo con la psicoterapia e lavorando con un neuropsicologo riabilitativo, sono riuscita a uscire dalla depressione e riprendere il mio funzionamento cognitivo.

Come assistente sociale, un lavoro che non richiede lavoro fisico, vorrei lavorare oltre i 70 anni. Sarò vecchia? Inizierò a mostrare segni di demenza a quel punto e, nel caso peggiore, magari non ne sarò nemmeno consapevole? Tutte queste cose hanno già attraversato la mia mente e ora questa nuova ricerca rende il mio futuro ancora più incerto.

 

 

 


Fonte: Andrea Rosenhaft LCSW-R in Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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