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E' il capitalismo che ci sta facendo ammalare?

sedated and cracked book covers

Fin dagli anni '80 è sempre più comune vedere la malattia mentale come uno 'squilibrio chimico' del cervello, che dovrebbe essere curato con farmaci o psicoterapia. E se la nostra angoscia fosse una risposta perfettamente normale a una società che ha perso la rotta? E se fosse il capitalismo senza limiti che ci sta facendo ammalare?

Ho parlato con il dott. James Davies, professore associato di antropologia e psicologia medica all'Università di Roehampton / Londra e psicoterapeuta praticante. È autore del libro provocatorio Sedated: How Modern Capitalism Created our Mental Health Crisis (sedato: come il capitalismo moderno ha creato la nostra crisi di salute mentale, Atlantic 2021), che offre niente di meno che un riorientamento fondamentale del nostro pensiero medico sulla malattia mentale. Qui sotto la nostra conversazione.


Justin Garson (JG): Nel tuo ultimo libro, Cracked, hai esplorato modi specifici in cui l'industria farmaceutica si infiltra in psichiatria. Ad esempio, non mi ero reso conto prima di leggere il tuo libro che oltre la metà dei membri della task force del DSM-5 ha legami con l'industria farmaceutica. Ma in Sedated, affronti un nemico molto più grande: il capitalismo. Perché il cambio?

James Davies (JD): Beh, volevo provare a capire come gli interventi e l'ideologia bio-psichiatrici hanno continuato ad espandersi e a dominare la cura della salute mentale contemporanea, nonostante dimostrino esiti clinici carenti o peggiorativi. Se un'istituzione fallisce su scala così larga, come le prove suggeriscono per la bio-psichiatria, ti aspetteresti che l'istituzione sociale si sciogliesse o si riformasse drasticamente. Ma niente di ciò è successo.

Cracked ha esplorato il ruolo dell'industria farmaceutica nel tenere a galla un sistema clinicamente compromesso, in gran parte per auto-interesse (il mercato globale dei farmaci psichiatrici vale oltre $ 30 miliardi all'anno). Ma per me la storia non finisce qui. Dopotutto, perché agli interessi finanziari è stato permesso di determinare la direzione del nostro settore della salute mentale, specialmente in modi non utili all'interesse pubblico?

Sedated ha tentato di prendere una prospettiva sociologica più ampia e identificare i meccanismi nascosti che hanno permesso al nostro sistema medicalizzato (ndt: fondato sui farmaci) di espandersi e prosperare nonostante il fallimento di molte importanti metriche degli esiti.


JG: Però il capitalismo è un sistema economico che esiste in varie forme da qualche centinaio di anni. Tu suggerisci che ci sono cambiamenti specifici che hanno avuto luogo negli anni '80 che aiutano a spiegare i tassi di malattia mentale degli ultimi 40 anni. Potresti dire di più su quei cambiamenti specifici?

JD: Negli anni '80 sotto Ronald Reagan negli Stati Uniti e Margaret Thatcher nel Regno Unito è emersa una nuova specie di capitalismo che ha cambiato radicalmente la natura dell'economia politica. Questo stile è stato soprannominato 'tardo capitalismo', 'capitalismo deregolato', o, più riconoscibile, 'neoliberismo': è uno stile che si è allontanato in modo significativo dalle forme socialmente più democratiche del capitalismo che dominava la società del dopoguerra.

Il neoliberismo ha ampliato notevolmente il dominio delle forze di mercato attraverso la deregolamentazione, la privatizzazione e le forme regressive di tassazione, riducendo significativamente il ruolo dello stato nell'economia attraverso tagli al lavoro, al benessere e alle protezioni sociali.

Dietro queste riforme economiche stava una nuova idea di ciò che costituisce una società buona e libera, un concetto su quale direzione dovremmo tutti impegnarci per diventare la versione migliore di noi stessi. Nella nuova era neoliberista, quindi, il successo sarebbe stato riformulato come prodotto di qualità individuali eccezionali (piuttosto che privilegi e vantaggi sociali eccezionali), mentre il fallimento sarebbe stato radicato in una sorta di deficit personale (piuttosto che in mancanza di opportunità, uguaglianza o supporto sociale).


JG: Un'affermazione fondamentale del tuo libro è che il capitalismo "depoliticizza e mercifica" la nostra sofferenza. Cosa significa depoliticizzare la sofferenza?

JD: Nel libro io definisco 'depoliticizzazione' il processo attraverso il quale la sofferenza è concettualizzata in modi che proteggono l'economia attuale dalla critica; vale a dire, come radicata in cause individuali piuttosto che sociali, il che significa che dobbiamo favorire il sé piuttosto che le riforme sociali.

Un esempio di depoliticizzazione che offro nel libro riguarda la terribile epidemia di suicidi di agricoltori che ha flagellato l'India centrale nel 2000-2010, su cui ha scritto China Mills. A quel tempo, le aziende agricole multinazionali stavano cercando di creare nuovi mercati in India per i loro prodotti, e lo facevano sostituendo le colture tradizionali che gli agricoltori avevano sempre usato con piante geneticamente modificate che non producevano semi.

Ciò significava che gli agricoltori locali non potevano più salvare i loro semi per il raccolto dell'anno successivo (come avevano sempre fatto) ma ora dovevano acquistare nuove piante costose ogni anno dalle multinazionali, il che ha messo molti in condizione di debito e povertà schiaccianti. Di conseguenza, migliaia di agricoltori si suicidavano per lo stress risultante, principalmente bevendo pesticidi tossici.

Ma di fronte a questi terribili suicidi, piuttosto che sfidare le multinazionali, lo stato indiano ha inviato squadre di psichiatri e psicologi per affrontare ciò che ora veniva inquadrata come una 'epidemia di malattia mentale'. Ha anche lanciato una campagna, con l'Organizzazione Mondiale della Sanità, per rendere più liberi e disponibili gli antidepressivi per gli agricoltori; una campagna che è stata anche parzialmente finanziata, si è scoperto, proprio da quelle società agricole.

In altre parole, la soluzione all'epidemia di suicidi era psichiatrica piuttosto che politica. "Il suicidio non è mai stato visto come una risposta disperata a una situazione resa insopportabile dalle multinazionali", come diceva China Mills.

Questo uso improprio della narrativa della malattia mentale penso illustri l'essenza di come funziona la depoliticizzazione: trasforma efficacemente i problemi causati socialmente in disfunzioni interne, rendendo il 'sé' il sito della riforma e quindi esonerando accordi sociali, corporativi o politici dannosi e così, con le implicazioni, aiutando ad annullare nelle persone le forze che spingono per il cambiamento sociale.


JG: Probabilmente non è difficile per i lettori vedere una connessione tra materialismo e iper-individualismo dei moderni tassi occidentali e in rapida crescita di ansia e depressione. Pensi che il tuo libro possa aiutarci a pensare a malattie mentali più gravi come la schizofrenia o il disturbo bipolare? La psicosi è una "risposta sana a una società folle"?

JD: C'è un'abbondanza di ricerche che dimostrano che siamo più inclini a sperimentare stati emotivi estremi se abbiamo subito vari danni sociali, relazionali o situazionali. Soffrire in risposta a abusi estremi, traumi o oppressione non è soffrire di patologia. È soffrire per essere umani.

E gli umani soffrono in modi multiformi. Gran parte di questa sofferenza, anche nelle sue forme estreme, può rivelarsi funzionale se ci interessa guardare abbastanza a fondo: potrebbe essere una chiamata a cambiare o la protesta dell'organismo contro ciò che ci sta danneggiando o trattenendo, o l'inevitabile risultato del risveglio psicologico. Tale sofferenza funzionale, nella mia esperienza, è fortemente suscettibile di diventare 'disfunzionale' se è fraintesa o maltrattata o erroneamente patologizzata / stigmatizzata.


JG: Sono rimasto un po' sorpreso dal fatto che in Sedated, oltre alle compagnie farmaceutiche, critichi anche interventi di salute mentale come la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) e slogan popolari come 'resilienza psicologica'. In che modo pensi che questi interventi psicologici continuino a depoliticizzare e mercificare la sofferenza?

JD: Beh, la CBT (certamente come è implementata nel SSN del Regno Unito) è perfettamente coerente con le tendenze depoliticizzanti e individualizzanti che servono lo status quo neoliberista, che sostituiscono la riforma sociale con l'auto-riforma. Se soffri, la colpa risiede in te, e anche la soluzione: devi imparare a pensare, sentire e agire in modo diverso.

Vediamo qualcosa di strutturalmente simile all'ideologia dello squilibrio chimico. Ancora una volta, c'è una disfunzione dentro di te che deve essere corretta, ora con una pillola, quindi dimentica il tuo contesto sociale. Se soffri di avere un 'lavoro di m...a', allora cambia il tuo atteggiamento. Se stai impazzendo per restare seduto 5 ore al giorno in classe, beh, vai dallo psicologo della scuola.


JG: Voglio parlare di soluzioni. Dici: "È molto probabile che si faccia una riforma fondamentale per la salute mentale solo una volta che la nostra economia politica lo permetterà, solo una volta che avremo cambiato l'approccio economico e istituito accordi più regolamentati, progressisti e socialmente democratici in tutta la nostra economia". Ma penso che molti dei tuoi lettori, armati di queste nuove informazioni, vorranno sapere cosa possono fare ora per aiutare se stessi o i propri cari sofferenti, piuttosto che aspettare pazientemente un sistema economico trasformato. Hai qualche consiglio per loro?

JD: Sii sanamente scettico nei confronti dei servizi di medicalizzazione tradizionali, che hanno portato a un'epidemia ingiustificata di prescrizioni di psicofarmaci. Trascorri del tempo a cercare, ove possibile, interventi più informati psico-socialmente e altri modi di pensare alla tua angoscia. Esistono varie organizzazioni e no-profit che ora offrono alternative sociologicamente più informate, relazionali e non patologizzanti, ma servirà scavare un po' nella comunità per trovarle, poiché purtroppo tali approcci sono stati gravemente sotto-finanziati dall'ascesa della medicalizzazione.


JG: Grazie per aver dedicato del tempo a condividere le tue opinioni. Spero proprio che il tuo libro aiuti a realizzare una visione della sofferenza molto più informata socialmente e politicamente.

 

 

 


Fonte: Justin Garson PhD (medico e filosofo) in Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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