Esperienze e opinioni
Chiedersi 'Perché proprio a me?' è sprecare il tempo. Vale la pena continuare a farlo?
"Perché proprio a me?"
Non c'è dubbio che quelli di noi i cui familiari fanno abuso di alcol o di droghe illegali, o che hanno malattie incurabili, si sono fatti questa domanda. Io so di averlo fatto. Molte volte, soprattutto durante le crisi. E in modi diversi, come ad esempio:
- “Che diavolo avrò mai fatto per meritare questo?” (Geni scadenti, karma cattivo, peccati mortali?)
- “Perché la mia famiglia non può essere sana e felice come altre che conosco?”
Qualsiasi sia la ragione, la domanda è controproducente. Questo modo di pensare alimenta risentimento, invidia e auto-commiserazione. Le emozioni tossiche ci sviliscono e ci sminuiscono. Come possiamo sconfiggerle?
Quando mi trovo di fronte a un momento di auto-commiserazione, ricordo a me stessa la prima riga della preghiera della serenità. “Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare”.
Accettazione
Non posso cambiare mio figlio adulto, ma posso cambiare il modo in cui interagisco con lui. Mi c'è voluto molto tempo per accettare il fatto che per quanto duramente io abbia provato, o per quanto mi sia preoccupata, non sono riuscita a correggere mio figlio. Anni fa, quando è uscito inizialmente dal trattamento, lo interrogavo continuamente. “Sei andato all'incontro dei narcotici anonimi questa settimana?”, “Hai considerato di avere uno sponsor?”, “Hai preso un appuntamento con un consulente?”, “Hai intenzione di partecipare al programma dopo-cura?”. Il più delle volte, restava indifferente e mi liquidava con una risposta del tipo: “Questa settimana sono stato impegnato, ma ho intenzione di esaminare il problema al più presto”.
Alla fine ho cominciato ad abbracciare la saggezza delle tre C: non l'ho Causato, non posso Controllarlo, e non posso Curarlo. Ho lavorato duro per uscire dalla mia stessa situazione. Ora, durante le nostre frequenti conversazioni telefoniche a distanza, non faccio domande né offro consigli non richiesti. Parliamo del tempo, del suo amato cane, di sport, dei programmi di Netflix, degli appuntamenti dal dentista e dal medico, dei piani di viaggio, di amici di vecchia data, e di altri argomenti “neutrali”. Quasi sempre, si finisce con “Ti amo”. Nel corso degli anni, sono arrivata ad apprezzare mio figlio con i suoi punti di forza e di debolezza, come tutti gli altri.
Butta nel fosso i confronti
Parlando dell'invidia, un amico mi ha ricordato che “il confronto è il ladro della gioia”. Nella nostra cultura materialistica competitiva siamo incoraggiati ad essere meglio degli altri. Possedere una casa più grande, guidare una macchina più costosa, guadagnare uno stipendio più alto. Così, quando gli altri familiari e amici mi raccontano le realizzazioni dei loro figli, tendo a confrontare la loro fortuna alla sventura della mia famiglia.
Quindi, se vengo a sapere che Harriet e suo marito, Bob, hanno appena acquistato una nuova casa in una comunità protetta affacciata su un campo da golf, lo paragono al misero appartamento di mio figlio nell'edilizia sovvenzionata in un quartiere meno che desiderabile. Al contrario, dovrei essere grata che lui ha i requisiti per avere un'abitazione sociale, che ha un tetto sopra la testa (piuttosto che vivere per le strade), e che può permettersi l'affitto. In altre parole, devo riformulare il mio dialogo interiore negativo.
Pensa in grande
Un altro amico ha sottolineato che "perché proprio a me?” è un esempio del pensare in piccolo. Se pensiamo agli eventi della nostra vita, molti si verificano per caso. Di recente diversi membri della mia comunità religiosa sono morti. Uno ha avuto un ictus, uno aveva la demenza e un altro un tumore. Tutti erano tra i 60 e i 70 anni e ragionevolmente in buona salute. La vittima dell'ictus non aveva la pressione alta o il diabete, la vittima della demenza aveva acquisito un dottorato di ricerca, il malato di cancro non fumava.
“Perché loro?”. Domanda sbagliata. “Perché non loro o tu o io?”. Le malattie ci sono. Gli incidenti accadono. La dipendenza c'è. Così, quando resto intrappolata nei pensieri di auto-commiserazione “Perché proprio a me?”, getto uno sguardo al quadro più ampio e conto le mie benedizioni. Attualmente, mio figlio è in recupero e anch'io sono coinvolta in un programma di recupero. Entrambi abbiamo avuto il supporto e gli strumenti per contrastare il “Perché proprio a me?” e altri pensieri, atteggiamenti e comportamenti negativi.
Fonte: Fran Simone PhD, professoressa emerita della Marshall University
Pubblicato su Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Annuncio pubblicitario
Privacy e sicurezza dati - Informativa ex Art. 13 D. Lgs. 196/03
Gentile visitatore,
l'Associazione tratterà i Tuoi dati personali nel rispetto del D. Lgs. 196/G3 (Codice della privacy), garantendo la riservatezza e la protezione dei dati.
Finalità e modalità del trattamento: I dati personali che volontariamente deciderai di comunicarci, saranno utilizzati esclusivamente per le attività del sito, per la gestione del rapporto associativo e per l'adempimento degli obblighi di legge. I trattamenti dei dati saranno svolti in forma cartacea e mediante computer, con adozione delle misure di sicurezza previste dalla legge. I dati non saranno comunicati a terzi né saranno diffusi.
Dati sensibili: Il trattamento di dati sensibili ex art. 1, lett. d del Codice sarà effettuato nei limiti di cui alle autorizzazioni del Garante n. 2/08 e n. 3/08, e loro successive modifiche.
Diritti dell'interessata/o: Nella qualità di interessato, Ti sono garantiti tutti i diritti specificati all'art. 7 del Codice, tra cui il diritto di chiedere e ottenere l'aggiornamento, la rettificazione o l'integrazione dei dati, la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, e il diritto di opporsi, in tutto o in parte, per motivi legittimi, al trattamento dei dati personali che Ti riguardano.
Titolare del trattamento è l'Associazione di volontariato "Associazione Alzheimer o.n.l.u.s.”, con sede a Riese Pio X – Via Schiavonesca, 13 – telefax 0423 750 324.
Responsabile del trattamento è la segretaria dell’Associazione in carica.
Gestione «cookies»
Un cookie è una breve stringa di testo che il sito web che si sta visitando salva automaticamente sul computer dell'utente. I cookies sono utilizzati dagli amministratori di molti siti web per migliorarne funzionamento ed efficienza e per raccogliere dati sui visitatori.
Il nostro sito non utilizza i cookies per identificare i visitatori, ma per raccogliere informazioni al fine di arricchirne i contenuti e rendere il sito più fruibile.
Come cambiare le impostazioni del browser per la gestione dei cookies
È possibile decidere se permettere ai siti web che vengono visitati di installare i cookies modificando le impostazioni del browser usato per la navigazione. Se hai già visitato il nostro sito, alcuni cookies potrebbero essere già stati impostati automaticamente sul tuo computer. Per sapere come eliminarli, clicca su uno dei link qui di seguito: