Se una persona cara ti ha scelto come suo rappresentante sanitario, devi imparare tutto ciò che puoi sulle decisioni che potresti essere chiamato a prendere.
In primo luogo, discuti dettagliatamente con la persona le scelte che avrebbe fatto per se stessa. Assicurati che siano messe per iscritto (per esempio, il testamento biologico). Quindi, familiarizza con i termini che potrebbero emergere. Assicurati che tutte le persone coinvolte nel processo capiscano allo stesso modo le parole o le frasi.
Ricordo ancora la preoccupazione che sentivo nella scuola per infermieri quando alcuni nella classe esprimevano il loro sostegno all'eutanasia per i pazienti la cui vita è "gravosa, non degna di essere vissuta, o troppo costosa da essere prolungata".
La parola eutanasia deriva dai termini greci eu (buono) + thanatos (morte), quindi letteralmente 'buona morte'.
- L'eutanasia attiva è l'uccisione intenzionale di un paziente (di solito mediante iniezione letale) con l'intervento diretto di un medico o di un'altra parte, presumibilmente perché è ciò che è meglio per il paziente e ciò che desidera.
- L'eutanasia passiva è l'atto o l'omissione di un atto che per intenzione o conseguenza ha il risultato di una morte.
Alcuni hanno fatto la distinzione tra eutanasia attiva e passiva come 'uccidere' e 'lasciare che avvenga la morte'. Alcuni ritengono che non vi sia alcuna distinzione e che entrambe queste scelte siano inique e che debba essere usato ogni intervento medico disponibile per prolungare la vita. Queste sono decisioni morali gravi per chiunque sia incaricato di prenderle.
Credo inequivocabilmente che l'eutanasia attiva (il suicidio assistito dal medico, che fornisce al paziente i mezzi per togliersi la vita) sia terribilmente sbagliata. Tuttavia, metto in discussione anche la pratica di estese misure mediche che prolungano la vita, specialmente quando il paziente ha una malattia mortale e si sta avvicinando a una morte naturale e la condizione non può essere invertita.
Come infermiera nell'assistenza a lungo termine, mi sono accorta che molti familiari fraintendevano la definizione di un 'Ordine Non Resuscitare' (DNR), cioè di permettere la morte naturale. Spesso, pensavano che significasse che la persona amata sarebbe stata 'lasciata morire' e questo non è corretto. In realtà, il termine è auto-esplicativo: non puoi resuscitare qualcuno a meno che il suo respiro o la sua circolazione non siano cessati. In altre parole, un ordine DNR significa che il personale medico non tenterà di riportare in vita qualcuno, non tenterà di non lasciarli morire.
Mentre la rianimazione cardiopolmonare (CPR) può essere usata efficacemente in una situazione di emergenza (come dopo un incidente o un arresto cardiaco improvviso in una persona in buona salute), i pazienti che sono compromessi, fragili o anziani di solito non rispondono bene e si possono provocare lesioni come costole rotte o polmoni collassati.
Quando un paziente non è più in grado di deglutire o digerire normalmente cibo e liquidi, a volte vengono forniti nutrimento e idratazione medicalmente assistita. Questo di solito avviene attraverso una sonda inserita nel tubo di alimentazione dello stomaco, tubo G (gastrico) o tubo PEG (gastrostomia percutanea endoscopica). La nutrizione e l'idratazione possono anche essere fornite per via endovenosa (IV) o attraverso un tubo inserito attraverso il naso, un tubo NG (nasogastrico).
Mentre questi interventi sono realmente usati per interventi a breve termine, quando è possibile il recupero, a volte i familiari li richiedono per una persona cara che altrimenti morirebbe, credendo che rifiutare di farlo, farebbe 'morire di fame il paziente'. Quando qualcuno sta morendo, il corpo 'si spegne' e il nutrimento non è più necessario. L'alimentazione forzata può fare più male che bene.
Sento di avere a malapena toccato la superficie di questo argomento critico, e forse ho sollevato più domande di quelle a cui ho risposto. Ecco perché è così importante che chi rappresenta gli interessi sanitari di una persona esplori tutte le opzioni con lei, prima che arrivi il momento in cui la decisione non può più attendere.
Parlane. Chiedi il contributo di professionisti medici. Fai tue ricerche personali. Prega per avere la saggezza. Fai le scelte che farebbe il tuo caro.
Citazione utile: "Anche se un familiare è nominato come colui che prende le decisioni, è una buona idea, per quanto possibile, avere un accordo in famiglia sul piano di assistenza" - National Institute on Aging
Fonte: Ruth Z. W. Johnson, scrittrice, editorialista, relatrice, caregiver familiare e infermiere nell'assistenza a lungo termine.
Pubblicato in The Times News (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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