Iscriviti alla newsletter

Sorridere a morte: i pericoli nascosti nell'essere 'gentili' comunque

Smiling Woman

Essere gentili e piacevoli con gli altri, anche se è socialmente applaudito e generalmente riconosciuto come tratto positivo, in realtà può danneggiare la nostra salute, afferma Gabor Maté.


Decenni di ricerca sono arrivati alla stessa conclusione: nascondere la rabbia, dare la priorità al dovere e ai bisogni degli altri rispetto ai nostri, e cercare di non deluderli sono le cause di malattia cronica, afferma il medico di Vancouver, autore del bestseller del New York Times The Myth of Normal: Trauma, Illness and Healing in a Toxic Culture (Il mito del normale: trauma, malattia e guarigione in una cultura tossica). Nelle sue parole:

"La nostra fisiologia è inseparabile dalla nostra esistenza sociale. Ignorare o sopprimere il modo in cui ci sentiamo e ciò di cui abbiamo bisogno, che lo facciamo consapevolmente o inconsciamente, aumenta la nostra risposta allo stress, spingendo il nostro corpo verso l'infiammazione, a costo del nostro sistema immunitario".

“Se ci consumiamo le mani fino all'osso, se restiamo svegli tutta la notte a servire i nostri clienti, se siamo sempre disponibili, non prendendo mai del tempo per noi stessi, siamo premiati finanziariamente e siamo premiati con molto rispetto e ammirazione, e così facendo ci uccidiamo".

 

Caratteristiche della personalità delle persone con malattia cronica

Quando Maté ha esaminato la ricerca sulle malattie croniche che ha trattato per più di 30 anni, ha scoperto uno schema di caratteristiche della personalità che è più frequente nelle persone con malattie croniche:

  • Preoccupazione automatica e compulsiva per i bisogni emotivi degli altri, ignorando i propri;
  • Rigida identificazione con ruolo sociale, dovere e responsabilità;
  • Iper-responsibilità distorta e focalizzata sull'esterno, basata sulla convinzione che si deve giustificare la propria esistenza facendo e dando;
  • Repressione di rabbia sana e autoprotettiva;
  • Nutrire ed esternare compulsivamente due credenze: sono responsabile di come si sentono gli altri e non devo mai deludere nessuno.


"Perché queste caratteristiche e la loro sorprendente prevalenza nella personalità degli individui malati cronici sono così spesso trascurate - o perse del tutto?";
è perché sono tra i "modi più normalizzati di essere in questa cultura ... in gran parte essendo considerati punti di forza piuttosto che potenziali negatività", afferma Maté. "Queste caratteristiche non hanno nulla a che fare con la volontà o la scelta cosciente".

 

Modelli per far fronte

"Nessuno si sveglia al mattino e decide: «Oggi, metterò in cima i bisogni di tutto il mondo, ignorando i miei» o «Non vedo l'ora di ignorare la mia rabbia e la mia frustrazione e mettermi invece la faccia felice». Né siamo nati con questi tratti; invece, sono modelli per far fronte, adattamenti per preservare la nostra connessione con gli altri, a volte a spese della nostra stessa vita", avverte.


Sviluppiamo questi tratti per essere accettati, in quello che Maté descrive come il tiro alla fune tra le nostre esigenze concorrenti di attaccamento e autenticità. Abbiamo bisogno di attaccamento per sopravvivere, poiché siamo una specie tribale, cablata per la connessione, conforme ai bisogni e alle regole degli altri per garantire la nostra appartenenza al gruppo.


Ma abbiamo anche bisogno di autenticità per mantenerci in salute. Siamo progettati per sentire e agire sulle emozioni, in particolare quelle 'negative'. È il nostro sistema di allarme per sopravvivere al pericolo. Lo psichiatra Randolph Nesse, direttore fondatore del Center for Evolution and Medicine della Arizona State University, spiega che ci siamo evoluti per sopravvivere, per non essere felici o calmi.


Umore basso, rabbia, vergogna, ansia, senso di colpa, dolore: sono tutte risposte utili che ci aiutano ad affrontare le sfide dei nostri ambienti specifici. Avere funzioni protettive forti e sensibili come emozioni che suonano allarmi quando siamo minacciati non è un difetto di progettazione. È la sua realizzazione.


Le nostre emozioni fungono da segnali di fumo per abbinare le minacce percepite che ci circondano, afferma Nesse. Questo sembra più ovvio con le emozioni, come la paura, che urlano avvertimenti di pericolo. Ma anche esperienze emotive più sottili ci aiutano a navigare tra minacce e ricompense per la sopravvivenza.


Il disagio di un umore basso è segnalare che non ci sono abbastanza ricompense nel nostro ambiente per superare i rischi di essere lì, motivandoci a cercare circostanze più gratificanti, o conservare la nostra energia in un luogo sicuro, fino al ritorno dei premi.


Anche la rabbia è una risposta necessaria per combattere le disuguaglianze, le violazioni e il blocco dei nostri bisogni. È il nostro strumento più efficace per mobilitare l'azione contro l'ingiustizia. Il più grande ostacolo alla giustizia sociale non è l'opposizione accesa, ma l'apatia. E, tuttavia, la società ha socializzato molti di noi per sopprimere la rabbia.


Anche l'emozione vilificata della forma più sottile della rabbia, il risentimento, è utile. Quando il nostro corpo e il nostro cervello raccolgono segnali sottili che i nostri confini non sono rispettati, l'allarme del risentimento grida con voce alta e chiara per affermare questi confini prima ancora di avere il tempo di riflettere sulla situazione.

 

Sopprimere le emozioni vitali

Tuttavia, la necessità di mantenere l'adesione ai nostri gruppi ci ha portato a sopprimere questi segnali emotivi vitali, disarmando la nostra capacità di proteggerci, afferma Maté. Ancora più problematico, secondo Maté, è che la soppressione cosciente delle emozioni ha dimostrato di aumentare la nostra risposta allo stress e portare a esiti carenti di salute.


"Sappiamo che lo stress cronico, qualunque sia la sua fonte, porta al limite il sistema nervoso, distorce l'apparato ormonale, compromette l'immunità, promuove l'infiammazione e mina il benessere fisico e mentale"
, afferma Maté.


E numerosi studi dimostrano che un corpo bloccato in una risposta di stress cronica rimane in uno stato infiammato, Maté continua, il precursore di molte malattie croniche, come quelle cardiache, il cancro, le autoimmuni, l'Alzheimer, la depressione e molte altre. Maté è attento a non usare questa ricerca per incolpare le persone per le proprie malattie.


"Nessuna persona è la sua malattia e nessuno se l'è procurata da solo, non in senso cosciente, deliberato o colpevole"
, afferma. “La malattia è un risultato di generazioni di sofferenza, di condizioni sociali, di condizionamento culturale, traumi infantili, fisiologia, che portano il peso degli stress delle popolazioni e delle storie emotive, tutte interagendo con l'ambiente fisico e psicologico. Sono spesso manifestazioni di tratti radicati della personalità, sì, ma quella personalità non è chi siamo più delle malattie a cui può predisporci".


La nostra personalità e gli stili per far fronte riflettono le esigenze del gruppo sociale più ampio in cui ci sviluppiamo, afferma Maté:

"I ruoli che ci vengono assegnati o negati, come ci inseriamo nella società o siamo esclusi da essa e ciò che la cultura ci induce a credere di noi stessi, determinano molto della salute di cui godiamo o delle malattie che ci affliggono. La malattia e la salute sono manifestazioni del nostro macrocosmo sociale".


Non sorprende, quindi, che le disuguaglianze della società influenzino profondamente la nostra salute, con quelli più privati di potere politico o economicamente deprivati che sono costretti a modellare e sopprimere più gravemente le loro emozioni e bisogni per sopravvivere, afferma Maté. Ciò significa che un cambiamento sistemico per combattere le disuguaglianze e l'attenzione sulla giustizia sociale sono la base per migliorare la nostra salute, un filo conduttore di The Myth of Normal.


Allo stesso tempo, possiamo lavorare per disimparare questi modelli di comportamento portando più consapevolezza alle nostre emozioni, ai segnali del nostro corpo e alle nostre esigenze, piuttosto che ignorarli automaticamente al servizio degli altri.


"La personalità è un adattamento", afferma Maté. "Ciò che chiamiamo personalità è spesso un miscuglio di tratti autentici e stili per far fronte condizionati, inclusi alcuni che non riflettono affatto il nostro vero sé ma piuttosto la perdita di esso".


Maté descrive la vera guarigione come aprirci alle verità della nostra vita, passata e presente:

"Dopo aver notato abbastanza, iniziano ad apparire opportunità reali per scegliere, prima di tradire i nostri veri desideri e bisogni", afferma. "Ora potremmo trovarci in grado di fermarci nel momento e dire: «Hmm, posso dire che sto per bloccare questo sentimento o pensiero, è questo che voglio fare? C'è un'altra opzione?». L'emergere di nuove scelte al posto delle vecchie dinamiche pre-programmate è un segno sicuro dei nostri autentici sé che tornano online".

 

 

 


Fonte: Joanna Cheek MD, psichiatra, psicoterapeuta, giornalista, oratrice e prof.ssa associata all'Università della British Columbia

Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Perché avere troppi hobby non è una brutta cosa

27.10.2023

Alcune persone vengono in terapia sentendosi sopraffatti e incerti sulla loro tendenza a...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

La demenza ci fa vivere con emozioni agrodolci

23.05.2023

Il detto è: dolce è la vita. E, anche se vorremmo momenti costantemente dolci, la vita s...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Farmaci per il sonno: limitazioni e alternative

18.04.2023

Uno studio pubblicato di recente sul Journal of Alzheimer's Disease è l'ultima ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle cap...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.