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Il tuo bioma intestinale e le malattie neurodegenerative

funny bugs in the gut

La scorsa settimana, ho pubblicato un articolo che descriveva il ruolo del bioma intestinale nella salute immunitaria. Il 70% del sistema immunitario risiede nell'intestino. Attraverso una connessione chiamata 'asse cervello-intestino', questi due organi comunicano regolarmente. Questo percorso è mediato dal nervo vago, insieme al sistema nervoso involontario (sistema nervoso autonomo), agli ormoni e alle sostanze neurochimiche.


Con l'età, la composizione del nostro bioma intestinale cambia e diventiamo più inclini alle malattie legate all'intestino o ai batteri intestinali. Ad esempio, la diversità complessiva del nostro microbioma intestinale diminuisce insieme alla quantità di batteri benefici che supportano l'immunità. Inoltre, negli anziani aumenta la quantità di batteri patogeni e che producono infiammatori.


L'infiammazione è definita come un aumento legato all'età dei livelli di marcatori infiammatori nel sangue e nei tessuti. Questo è un forte fattore di rischio per diverse malattie. I cambiamenti legati all'età nella composizione del bioma possono influenzare il livello di infiammazione del corpo.


Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che generalmente insorge negli individui più anziani e rappresenta il 60-80% di tutte le forme di demenza. È caratterizzato da depositi nel cervello di amiloide, insieme alle proteine tau, che alla fine portano alla morte cellulare attraverso un processo chiamato neuroinfiammazione.


I ricercatori stanno studiando come le interruzioni del bioma intestinale possono contribuire all'inizio del MA e di altre malattie degenerative. Le scoperte fatte finora includono:

  • Uno esperimento clinico condotto su pazienti con MA ha scoperto che chi aveva depositi di amiloide nel cervello aveva nelle feci meno batteri di supporto immunitario e più batteri infiammatori. I ricercatori hanno ipotizzato che alcuni dei componenti intestinali di questi pazienti potessero secernere grandi quantità di proteine amiloidi che attraversano la barriera intestinale e viaggiano attraverso il sangue fino al cervello. Questo a sua volta potrebbe portare a depositi di amiloide nel cervello dei pazienti colpiti. Una potenziale opzione terapeutica, quindi, potrebbe comportare la manipolazione dell'ambiente intestinale per ridurre i processi infiammatori.

  • In studi su animali, i ricercatori hanno eseguito trasferimenti fecali da individui sani a topi colpiti dal MA e hanno riscontrato un calo di amiloide e migliori prestazioni cognitive in quegli animali.

  • La dott.ssa Edna Silajdžić, scienziata del King's College di Londra, ha analizzato campioni di sangue di persone con MA e li ha confrontati con quelli di individui senza la malattia. I risultati hanno rivelato una composizione distinta di batteri intestinali nelle persone con marcatori di MA, nonché più marcatori infiammatori nei loro campioni di feci e nel sangue. Ha dichiarato: “La maggior parte delle persone è sorpresa dal fatto che i loro batteri intestinali possano avere qualche influenza sulla salute del cervello, ma ci sono sempre più evidenze di ciò e stiamo cercando di capire come accade. I batteri intestinali possono influenzare il livello di infiammazione nel corpo e sappiamo che l'infiammazione dà un contributo cruciale al MA".

  • La prof.ssa Yvonne Nolan, collaboratrice dello stesso istituto di ricerca, ha studiato ratti con batteri intestinali trapiantati da persone con MA, scoprendo che andavano peggio nei test di memoria, non crescevano altrettante nuove cellule nervose nelle aree del cervello associate alla memoria e avevano più infiammazione nel cervello. La dott.ssa Nolan ha suggerito che i sintomi del MA potrebbero essere causati in parte da anomalie nel tratto gastrointestinale. Ha affermato che, essendo attualmente difficile affrontare direttamente i processi del MA nel cervello, l'intestino rappresenta potenzialmente un obiettivo alternativo che può essere più facile da influenzare con farmaci o cambiamenti dietetici.

 

Cosa significa questo per possibili strategie di trattamento?

I cambiamenti nel cervello umano possono verificarsi anni prima della comparsa dei primi sintomi di MA, il che suggerisce una possibile finestra di opportunità per prevenire o ritardare il declino cognitivo. Gli scienziati stanno analizzando i molti modi per farlo, che comprendono farmaci, cambiamenti nello stile di vita e combinazioni di questi interventi.


Alcuni fattori di rischio per l'Alzheimer, come il carico genetico, non possono essere modificati. Tuttavia, puoi controllare le tue scelte di vita come dieta, esercizio fisico e allenamento cognitivo. La dieta mediterranea si dimostra promettente per abbassare i fattori di rischio per il MA. Enfatizza il consumo di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, frutti di mare e grassi insaturi. Incoraggia un consumo inferiore di carne rossa, uova e zucchero.


Anche una variante di questa dieta, chiamata MIND (Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay), può essere promettente. La MIND combina la dieta DASH, progettata per controllare la pressione alta, con la dieta mediterranea. Come beneficio collaterale, questa dieta può ridurre la pressione sanguigna, un fattore di rischio indipendente per il MA.

 

Ingredienti della dieta MIND

La dieta MIND si concentra su alimenti a base vegetale legati alla prevenzione della demenza. Incoraggia le scelte tra 10 gruppi di alimenti sani:

  • Verdure a foglia verde, almeno 6 porzioni/settimana
  • Altre verdure, almeno 1 porzione/giorno
  • Bacche, almeno 2 porzioni/settimana
  • Cereali integrali, almeno 3 porzioni/giorno
  • Pesce, 1 porzione/settimana
  • Pollame, 2 porzioni/settimana
  • Fagioli, 3 porzioni/settimana
  • Noci varie, 5 porzioni/settimana
  • Vino, 1 bicchiere/giorno*
  • Olio d'oliva


Inoltre, la dieta MIND limita le porzioni di carne rossa, zucchero, formaggio, burro, margarina e cibo veloce/fritto. Incoraggia i partecipanti a limitare il consumo giornaliero di alcol. Studi osservazionali su oltre 900 anziani privi di demenza, hanno scoperto che la dieta MIND era associata a un rischio ridotto di MA e a un tasso più lento di declino cognitivo.


Anche se gli scienziati non sono ancora sicuri del motivo per cui la dieta mediterranea aiuta il cervello, il suo effetto sul miglioramento della salute cardiovascolare potrebbe ridurre il rischio di demenza. Due studi recenti suggeriscono che mangiare pesci può essere il fattore più forte che influenza una migliore funzione cognitiva e un declino cognitivo più lento. Al contrario, la dieta tipica occidentale (basata su carne rossa, fritti, zuccheri e cibo veloce) aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e di un invecchiamento più rapido del cervello.

 

Che evidenze ci sono?

  • In uno studio osservazionale su 116 adulti cognitivamente normali, quelli che seguivano una dieta mediterranea avevano regioni cerebrali corticali più spesse rispetto a quelli che non lo facevano. Queste regioni cerebrali si riducono nelle persone con MA, quindi avere regioni più spesse potrebbe implicare un beneficio cognitivo.

  • Uno studio osservazionale ha documentato un metabolismo inferiore del glucosio e livelli più elevati di proteina amiloide nelle persone che non avevano seguito strettamente la dieta mediterranea, rispetto a quelle che lo avevano fatto.

  • Dopo una media di quattro anni e mezzo, le persone che hanno aderito più da vicino alla dieta MIND avevano un tasso di MA ridotto del 53% rispetto a quelli che non lo facevano.


I cambiamenti che avvengono con l'età nel microbioma intestinale sono stati collegati a distruzioni del nostro sistema immunitario, nonché a infiammazione persistente e a malattie croniche. I ricercatori stanno esplorando come questi cambiamenti sono correlati tra loro e ai cambiamenti cerebrali legati al MA.


Gli studi sull'uomo e sugli animali indicano che la composizione del microbioma intestinale nel MA e nel lieve deterioramento cognitivo (MCI) è diversa da quello degli individui cognitivamente normali. Identificare i microbi intestinali buoni e cattivi associati al MA potrebbe aiutare gli scienziati a capire di più la biologia della malattia e a sviluppare nuovi modi per prevedere, e potenzialmente trattare, questo disturbo emotivamente e finanziariamente devastante.

 

 

 


Fonte: Susan Trachman MD, psichiatra, prof.ssa associata alla George Washington University e alla Virginia Commonwealth

Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  • X Zhu et al. The Relationship Between the Gut Microbiome and Neurodegenerative Diseases. Neurosci Bull., 2021, DOI
  • L Mosconi et al. Lifestyle and vascular risk effects on MRI-based biomarkers of Alzheimer's disease: a cross-sectional study of middle-aged adults from the broader New York City area. British Medical Journal, 2018, DOI
  • MC Morris et al. MIND diet slows cognitive decline with aging. Alzheimer’s Dementia, 2015, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

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