Il tempo passa e noi invecchiamo. A meno di viaggiare alla velocità della luce, non si può fare nulla per alterare quella costante cronologica. E man mano che invecchiamo, iniziamo inevitabilmente a notare i cambiamenti nel modo in cui funzioniamo: quanto velocemente possiamo correre, quanto facilmente possiamo restare in equilibrio su un piede, quanto velocemente possiamo elaborare le informazioni, quanto facilmente possiamo imparare cose nuove. O, come diceva Bette Davis, "invecchiare non è per femminucce".
Di tutti i cambiamenti citati qui sopra, il calo della funzione cognitiva può essere il più preoccupante. Una delle domande centrali nello studio dell'invecchiamento è quanto il declino del funzionamento cognitivo è causato dall'invecchiamento stesso e quanto è dovuto a malattie o modelli di uso carente che sono semplicemente correlati con l'età avanzata.
Se la malattia e il disuso contribuiscono in modo importante, forse potremo alterare la pendenza della nostra discesa funzionale prendendo provvedimenti per ridurre il rischio di malattie e usando (ad esempio con l'esercizio) il nostro corpo e il nostro cervello.
Cosa si può fare?
Questa speranza è oggetto di ricerche e di scritti popolari. La prevenzione delle malattie è un'opportunità importante e c'è poco dibattito sul fatto che la salute del cervello sia migliorata dagli sforzi per prevenire le malattie (ad esempio, non fumare e controllare la pressione sanguigna), che possono portare a ictus e altri tipi di malattie cerebrali.
E poi c'è l'esercizio fisico. È diventato un luogo comune lodare i benefici dell'esercizio come modo per preservare e migliorare il funzionamento fisico e mentale invecchiando. E nessuno è più ansioso di accettare questa nozione dei coautori di questo post: uno baby boomer e l'altro millennial, entrambi psichiatri geriatrici e avidi cultori dell'esercizio.
Ma immaginare che possiamo controllare come invecchiamo è solo un pio desiderio o un modo per placare l'ansia di invecchiare?
Esistono diverse linee di ricerca, che comprendono studi comparativi condotti già nel 1975, a sostegno della convinzione che fare esercizio conta. Una linea di ricerca studia grandi popolazioni per trovare correlazioni tra esercizio fisico e vari esiti medici e funzionali. E il messaggio di molti di questi studi epidemiologici, ma non tutti, è che l'attività fisica regolare è associata a una riduzione dei tassi di declino cognitivo e, in alcuni studi, a un rischio ridotto di demenza.
Uno degli studi più recenti ha seguito migliaia di anziani senza demenza per diversi anni e ha scoperto che l'attività fisica auto-segnalata, anche a basso livello, era associata a un rischio inferiore di diagnosi di demenza durante il periodo di studio. Inoltre, maggiore era il livello di attività di un individuo, più basso era il rischio.
Questa ricerca è incoraggiante, ma c'è un 'ma': anche se molti di questi studi mostrano che le persone che segnalano l'esercizio hanno tassi più bassi di declino cognitivo, non dimostrano che era l'esercizio fisico la causa degli esiti migliori. Questi ultimi potrebbero essere stati il risultato di altri fattori, ad esempio diete migliori o geni migliori. I ricercatori tentano di correggere statisticamente questi confondenti, ma tali correzioni non sono infallibili e si possono quindi trarre conclusioni errate sulla causalità.
O, forse, le persone che stanno covando malattie come il morbo di Alzheimer (MA) - che inizia a colpire il cervello molto prima che ci siano segni comportamentali evidenti - hanno meno probabilità di esercitarsi a causa di sottili cambiamenti cerebrali che rendono spiacevole l'esercizio o riducono la loro motivazione ad allenarsi. Ciò potrebbe anche comportare una correlazione tra esercizio fisico e disfunzione cerebrale, ma la freccia causale punterebbe nella direzione opposta.
L'esercizio fisico dovrebbe iniziare durante l'infanzia
A offrire una certa rassicurazione in questo senso è uno studio australiano pubblicato di recente che ha esaminato la funzione cognitiva nella mezza età tra persone la cui forma fisica era stata valutata durante l'infanzia, molto prima che potessero apparire gli effetti potenzialmente confondenti del MA subclinico.
È emerso che quelli con i livelli più alti di forma fisica durante l'infanzia avevano i livelli più alti di cognizione globale decenni dopo. Questo risultato supporta l'idea che l'idoneità fisica può dare benefici al funzionamento cognitivo negli anni successivi.
La fiducia nei benefici dell'esercizio potrebbe rinforzarsi se si potesse dimostrare che l'esercizio fisico esercita effetti fisiologici che migliorano la cognizione e, in effetti, c'è una linea di ricerca che esamina proprio questo. L'esercizio fisico, ovviamente, ha dimostrato di migliorare la salute generale, che dovrebbe migliorare la funzione cerebrale. Più precisamente, ci sono ricerche che dimostrano che l'esercizio fisico può avere effetti benefici diretti sul cervello a livello anatomico, cellulare e molecolare.
Ad esempio, uno studio del 2020 che ha confrontato l'esercizio aerobico con lo stretching in soggetti con lieve decadimento cognitivo ha mostrato che 12 mesi di allenamento aerobico, ma non di stretching, hanno provocato un aumento significativo del flusso sanguigno verso regioni cerebrali cruciali. Un altro studio pubblicato sulla rivista Nature nel 2021 ha mostrato che le persone con compromissione cognitiva che avevano partecipato a un esercizio strutturato per sei mesi avevano livelli plasmatici più elevati di una molecola antinfiammatoria chiamata clusterina.
Quindi possiamo indicare percorsi fisiologici - ad esempio un aumento del flusso sanguigno al cervello e un aumento dell'attività antinfiammatoria - attraverso i quali l'esercizio fisico può dare benefici al cervello e preservare la cognizione.
Tuttavia, la fiducia potrebbe essere rafforzata ancora di più da studi randomizzati prospettici che dimostrassero che l'esercizio attuale porta a miglioramenti misurabili nel funzionamento cognitivo, e c'è un corpo crescente di ricerche su queste linee.
Un esempio recente è uno studio randomizzato sugli effetti dell'allenamento aerobico sulla cognizione e su vari valori fisiologici rilevanti per il funzionamento del cervello negli anziani e nei sedentari. La scoperta è stata che quelli assegnati al gruppo di esercizio (una media di 100 minuti alla settimana di attività fisica di intensità moderata supervisionata, per 12 settimane) hanno mostrato aumenti nella cognizione e nel funzionamento fisiologico rilevante per il cervello, non osservati nelle controparti del gruppo di controllo.
Cosa ci dice tutto questo?
Sappiamo che molti studi hanno mostrato correlazioni statistiche tra esercizio fisico e funzionamento cognitivo migliore, ma non possiamo essere sicuri al 100% che l'esercizio fisico sia la causa di questo risultato fortuito.
Detto questo, ci sono ricerche che mostrano percorsi attraverso i quali l'esercizio fisico potrebbe dare benefici al cervello e ci sono studi clinici randomizzati che dimostrano che l'esercizio aerobico per un periodo di varie settimane può migliorare la cognizione negli anziani.
Ci sono sicuramente molte domande importanti: se l'esercizio fisico fa bene alla cognizione, quanto e quali tipi sono migliori? È ancora migliori? C'è un limite massimo sopra il quale non c'è ulteriore vantaggio o addirittura danno? Queste sono solo alcune delle domande a cui speriamo di vedere risposte in futuro. Ma una cosa è certa: domani entrambi noi due andremo fuori per una corsa.
Fonte: Sehba Husain-Krautter MD/PhD e Robert P. Roca MD/MPH in Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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