Esperienze e opinioni
I 5 modi sorprendenti con cui l'intestino influisce sulla salute mentale
All'interno delle pareti del sistema digestivo c'è un secondo cervello: 100 milioni di cellule nervose che rivestono il tratto gastrointestinale (GI), chiamate nell'insieme 'sistema nervoso enterico'.
"L'asse cervello-intestino è costituito dalla comunicazione bidirezionale tra il cervello e l'intestino, che collega i centri emotivi e cognitivi del cervello con le funzioni intestinali periferiche", afferma il professor Nick Spencer della Flinders University. "I progressi recenti nella ricerca hanno descritto l'importanza del microbiota intestinale nell'influenzare questi percorsi".
Ecco cinque fatti sorprendenti sulla salute dell'intestino e sul suo possibile impatto sulla salute mentale.
1. L'intestino produce la maggior parte della serotonina nel corpo
L'intestino produce il 95% della serotonina del corpo attraverso cellule specializzate all'interno della parete intestinale, chiamate cellule enterocromaffini (EC). Il professor Spencer e colleghi hanno pubblicato all'inizio di quest'anno delle scoperte che dimostrano che le cellule EC rilasciano la serotonina quando sono stimolate dal cibo, che poi agisce sui nervi che comunicano con il cervello.
Sebbene l'ipotesi serotonina nella depressione sia stata messa in discussione di recente, il problema è complicato dal fatto che i farmaci della serotonina funzionano ancora per molti e ciò può essere dovuto ai loro effetti sull'asse cervello-intestino.
2. I batteri e i metaboliti intestinali sono stati collegati alla depressione e alla qualità della vita
Negli ultimi anni, prove crescenti hanno mostrato un legame tra microbiota intestinale alterato e disturbo depressivo grave (MDD). "La relazione tra metabolismo microbico intestinale e salute mentale è un argomento controverso nella ricerca sul microbioma", afferma il prof. Jeroen Raes del Flanders Institute for Biotechnology. "L'idea che i metaboliti microbici possano interagire con il nostro cervello - e quindi sul comportamento e sui sentimenti - è intrigante".
Numerosi studi hanno riferito che l'MDD è associato a una riduzione del numero di batteri che producono butirrato (come Lachnospiraceae e Faecalibacterium) e acidi grassi a catena corta (come Bifidobacterium e Lactobacillus). Alcuni studi hanno riferito una diminuzione dei Bacteroidoti nell'MDD, fatto associato anche all'obesità e al diabete. Il Prof. Raes e i colleghi hanno anche scoperto che la presenza di microbi che producono il neurotrasmettitore acido γ-aminobutirrico (GABA) o un metabolita del neurotrasmettitore dopamina, era associata positivamente alla qualità mentale della vita (=più neurotrasmettitore c'è, migliore è la qualità).
Sebbene la maggior parte di questi studi fosse correlazionale, ratti o topi che ricevono trapianti di microbi fecali da pazienti con MDD presentano comportamenti depressivi e ansia, il che suggerisce un effetto causale del microbiota alterato nella depressione.
3. I probiotici migliorano gli antidepressivi
Gli scienziati dell'Università di Basilea e della Clinica Psichiatrica Universitaria di Basilea (UPK) hanno riferito sulla rivista Translational Psychiatry che i probiotici possono migliorare i trattamenti antidepressivi.
Tra i soggetti con depressione, quelli che avevano ricevuto per 31 giorni un probiotico oltre agli antidepressivi, hanno mostrato un aumento dei batteri dell'acido lattico nella flora intestinale rispetto a quelli che avevano avuto solo antidepressivi. Hanno anche mostrato un miglioramento maggiore dei sintomi depressivi e una normalizzazione dell'attività cerebrale nelle regioni cerebrali associate all'elaborazione emotiva.
"Sebbene l'asse microbioma-intestino-cervello sia oggetto di ricerca da diversi anni, il meccanismo esatto non è ancora stato chiarito", ha detto Anna-Chiara Schaub, dottoranda della UPK e coautrice dello studio. "L'approfondimento dell'effetto specifico di alcuni batteri potrebbe permetterci di ottimizzare la selezione dei batteri e di migliorare il mix, per supportare il trattamento per la depressione".
4. Quelli con disturbi intestinali hanno un rischio più alto di morbo di Alzheimer (MA)
Il mese scorso, una squadra guidata dal dott. Emmanuel Adewuyi della Edith Cowan University ha riferito la scoperta che il MA e i disturbi intestinali hanno in comune una serie di geni. Questi geni comuni sono coinvolti in percorsi cellulari correlati ai lipidi e all'autoimmunità.
"Osservare le caratteristiche genetiche e biologiche comuni al MA e a questi disturbi intestinali suggerisce un ruolo forte del metabolismo dei lipidi, del sistema immunitario e dei farmaci per abbassare il colesterolo", afferma il dott. Adewuyi. "Anche se sono necessari ulteriori studi sui meccanismi condivisi tra le condizioni, ci sono prove che un colesterolo elevato può trasferirsi nel sistema nervoso centrale ... [e che] i batteri intestinali possano causare o aggravare lipidi ematici anormali".
I risultati dello studio suggeriscono che sia la dieta che i farmaci che abbassano il colesterolo, come le statine, potrebbero essere trattamenti efficaci sia per il MA che per i disturbi intestinali.
5. Il microbiota intestinale può aiutare a diagnosticare e trattare l'ansia, il disturbo dello spettro autistico e il Parkinson
Insieme a MDD e MA, i cambiamenti del microbiota sono stati collegati a diverse altre condizioni del cervello, come i disturbi d'ansia e il disturbo dello spettro autistico (ASD). Ad esempio, sono state identificate firme uniche di microbioma intestinale che distinguono il MDD dal disturbo generale d'ansia. Nei bambini con ASD è stata rilevata una quantità relativa di alcune specie di batteri e il persistente sottosviluppo del microbiota intestinale.
La speranza è che tali cambiamenti nel microbioma possano essere sfruttati per fornire biomarcatori diagnostici non invasivi per queste e altre condizioni del cervello legate al microbiota intestinale come il Parkinson, l'epilessia e i disturbi del mal di testa.
Conclusione
La relazione tra salute intestinale e benessere mentale è un'area di ricerca continua. Studiando questo sistema, potremmo riuscire a sviluppare nuovi modi di diagnosticare e curare le condizioni di salute mentale. Sebbene finora i progressi siano molto promettenti, c'è ancora molto lavoro da fare per capire appieno il ruolo dell'asse cervello-intestino nella salute mentale.
Fonte: Ed Ergenzinger JD/PhD (neuroscienziato e docente) in Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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