Esperienze e opinioni
Cambiamenti negli estrogeni impattano sul cervello ben prima dell'Alzheimer
L'invecchiamento è un processo naturale di cambiamento mentale e fisico. Durante l'adolescenza, ad esempio, lo sviluppo accelerato del corpo coincide con lo stress psicologico e la volatilità della mente in sviluppo. Più tardi nella vita, il passaggio alla vecchiaia (convenzionalmente dopo i 65 anni) coinvolge spesso il declino fisico e, a vari gradi, quello cognitivo. Eppure l'adolescenza è una porta d'accesso all'età adulta, e con l'età arriva il vantaggio della conoscenza e dell'inquadramento prospettico.
In gran parte del mondo, oggi, gli umani possono aspettarsi di vivere per arrivare alla vecchiaia. Negli Stati Uniti, la vita media è ora di circa 80 anni per una donna e 75 per un uomo. È stupefacente considerare che l'aspettativa di vita è praticamente raddoppiata dall'inizio del 20° secolo, quando l'aspettativa di vita media era di 48 anni per le donne e 46 per gli uomini.
Vivere più a lungo, tuttavia, ha anche un prezzo sia per l'individuo che per la società. I costi di assistenza sanitaria pubblica e l'onere familiare per la cura della popolazione che invecchia sono cresciuti in modo esponenziale durante le ultime generazioni. Insieme alle malattie cardiache e al cancro, il morbo di Alzheimer (MA) è ora una delle prime sei cause di morte per gli over-65.
A differenza dell'invecchiamento naturale del cervello, che procede gradualmente e con una perdita lenta in alcune funzioni cerebrali, la forma comune di MA (sporadico o a tarda insorgenza) è una malattia devastante con cause sconosciute. La malattia colpisce in presenza di accumulo di proteine tau e amiloide nel cervello, anche se non sappiamo perché e come avvengono tali accumuli. La loro presenza sembra preparare il terreno per una forma distruttiva di infiammazione cerebrale e una cascata di eventi molecolari che conduce al deterioramento fisico e mentale. Le regioni cerebrali importanti per l'archiviazione della memoria e l'elaborazione del linguaggio sono particolarmente a rischio, il che spiega i sintomi caratteristici della malattia.
La vecchiaia è il più grande rischio per lo sviluppo del MA, ma essere donna è il secondo fattore di rischio. Le donne costituiscono due terzi di tutti i casi della malattia e, dopo i 60 anni, la possibilità di una donna di sviluppare il MA diventa doppia di quella di un uomo. Perché le donne hanno un rischio così intenso non è chiaro, ma le evidenze suggeriscono un legame tra il declino della produzione di estrogeni intorno alla menopausa e la salute del cervello che invecchia.
Gli scienziati non capiscono ancora esattamente come un calo di estrogeni circolanti può predisporre le donne al MA, soprattutto perché è difficile sapere quando inizia la malattia. Nella maggior parte dei casi, nel momento in cui si notano i sintomi, il danno neurale sembra già accaduto. Alcuni esperti propongono che l'inizio della malattia possa verificarsi anni, se non un decennio, prima dei segni cognitivi e comportamentali. I cambiamenti importanti nella segnalazione degli ormoni cerebrali, attorno alla menopausa, possono fornire un punto critico per danni cerebrali progressivi.
Per esplorare questa idea, è interessante considerare che il cervello di una donna è soggetto in tutti gli anni riproduttivi a oscillazioni naturali nei livelli di circolazione degli ormoni ovarici (estrogeni e progesterone). Questi ormoni fluttuano in sincronia con il ciclo mestruale, con un impatto diretto sulle funzioni cerebrali, come la memoria e le emozioni. Molte aree importanti del cervello esprimono il recettore bersaglio per l'ormone degli estrogeni e sono quindi molto in sintonia con i cambiamenti nei livelli di estrogeni.
Eppure sia l'inizio che la fine degli anni riproduttivi di una donna, vale a dire l'adolescenza e la menopausa, sono tempi di cambiamenti ormonali molto più ampi. Un'area di forte interesse scientifico ora è come questi cambiamenti nei livelli ormonali impattano specificamente sul cervello che invecchia. Gli studi dimostrano che i cambiamenti degli estrogeni possono modificare direttamente le proprietà dei neuroni nelle aree di formazione della memoria. Gli studi nei topi femmine mostrano che la perdita di estrogeni può avere anche un impatto negativo sulla sopravvivenza dei neuroni in varie aree del cervello e può preparare il terreno alla degenerazione di tipo MA.
La vecchiaia è spesso un periodo di grande saggezza, ma con il MA, questa si perde tragicamente nel mezzo del declino mentale devastante. Mentre cerchiamo di sviluppare dei trattamenti così necessari per questa malattia, è fondamentale considerare anche le strategie alternative. Non è ancora chiaro se la terapia sostitutiva degli estrogeni (ERT, estrogen replacement therapy) può compensare alcuni dei rischi del MA.
I risultati clinici suggeriscono che l'ERT potrebbe dare più vantaggi se somministrata prima di arrivare a una determinata soglia di danni neurali. In alcune donne, questo potrebbe iniziare addirittura alla perimenopausa, un periodo di transizione quando le ovaie iniziano a ridurre la produzione di estrogeni. Questa fase iniziale della transizione ormonale può rivelarsi una finestra di opportunità importante per ridurre il rischio di malattia nelle donne che invecchiano.
Fonte: Nadine Kabani PhD, prof.ssa associata di biologia dei sistemi alla George Mason University
Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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