Esperienze e opinioni
La vecchiaia non è una malattia: la nostra cultura la rifiuta come una patologia
I punti di riferimento della normalità e della salute sono stati collocati saldamente nella giovane età adulta. La vecchiaia ha perso il valore che aveva un tempo. Quando la vita era più stabile di quanto non sia ora e la tecnologia non aveva cambiato il modo in cui le persone vivono ogni nuova generazione, gli anziani erano i bacini di saggezza della comunità.
Le società patriarcali e matriarcali nel passato relativamente recente ascoltavano il parere dei loro anziani in tempi di crisi. Che questo prestigio sociale fosse sufficiente per compensare le perdite che spesso accompagnano la vecchiaia è un argomento diverso, ovviamente. Abbiamo ancora esempi sporadici di gerontocrazia, come il Papa, o il presidente americano, ma sono eccezioni.
Da un punto di vista culturale, la vecchiaia non è respinta tanto quanto è negata. I vecchi si vedono raramente nei drammi cinematografici e televisivi, e quando vengono mostrati, tendono ad essere ritratti in ruoli negativi. In alternativa, possono essere raffigurati in ruoli benigni ma infantili, spesso fingendo di essere giovani e ritratti come vispi, disinibiti, e in genere comici. Dato che la maggior parte dei film appartiene al genere romanzesco o d'azione, dovremmo perdonare gli sceneggiatori per non includere molti anziani nelle loro storie.
Per metterla in modo brutale, la perdita di attrattiva sessuale e di vigore fisico che derivano dall'età ha cancellato gli anziani dalla cultura popolare. Il vecchio è diventato anormale e quindi, in un certo senso, patologico.
Invecchiare bene
Noi, professionisti della salute, sappiamo di più, ovviamente. Sappiamo che c'è una dignità nell'invecchiare bene e che non dovrebbe essere necessario fingere di essere giovani per valere. Eppure, contribuiamo anche involontariamente all'emarginazione della vecchiaia patologizzando uno dei suoi attributi intrinseci. Accettiamo la vecchiaia, ma non la dimenticanza.
La rivista dei medici britannici (British Medical Journal) sta sostenendo da tempo che la nostra professione sta prescrivendo troppe medicine in generale, ma nella vecchiaia sembra che avvenga in particolare per i problemi cognitivi. Nessun medico considererebbe una diminuzione della forza fisica, o la pelle rugosa, come processi patologici negli anziani, eppure la perdita relativa di agilità mentale, che tende ad essere associata alla vecchiaia, spesso riceve un nome (lieve deterioramento cognitivo, o MCI, da mild cognitive impairment) e un codice diagnostico.
Questo nonostante il fatto che l'MCI non abbia un valore utile nella previsione della demenza. L'MCI è un fattore di rischio per la demenza, ma la maggior parte delle persone con MCI non peggiora, sviluppando la demenza. E non c'è alcuna prova che sia associata di frequente alle caratteristiche essenziali di un disturbo medico, come la sofferenza o l'angoscia, a parte, ironicamente, quella derivante dalla preoccupazione di ricevere una diagnosi di pre-demenza.
La perdita di agilità mentale non è patologica
Qualsiasi perdita di acutezza mentale è probabilmente una brutta cosa, ma lo è altrettanto la perdita di forza fisica, di elasticità della pelle, di fertilità o di attrattiva sessuale. Allora perché evidenziamo la cognizione come un'area di declino che merita un codice diagnostico?
Noi risiediamo nel nostro cervello, quindi qualsiasi declino mentale, per quanto lieve o naturale, può minacciare il nostro senso di identità. Privata degli attributi sociali positivi che una volta possedeva, e incapace di gestire le nuove tecnologie, la persona anziana con leggera dimenticanza è ora emarginata ed etichettata come patologica.
Celebra la vecchiaia
La celebrazione della vecchiaia può essere un compito impegnativo, ma dovremmo almeno accettarla per quello che è, con difetti e tutto il resto. Negare la vecchiaia fingendo di essere giovani è poco dignitoso e futile. Anche negare gli attributi della vecchiaia dichiarandoli anormali è inutile.
La vecchiaia è naturale e potenzialmente bella. Una morte precoce è l'unico modo per evitarla, quindi è anche auspicabile invecchiare, anche se porta con sé la pelle rugosa e un po' di dimenticanza.
Fonte: Rafa Euba (psichiatra, conferenziere, scrittore) in Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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