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Tre modi in cui gli stereotipi negativi sull'invecchiamento diventano realtà

uc davis brain aging

Gli stereotipi negativi sugli anziani possono avere conseguenze di vasta portata. Negli ambienti medici, ad esempio, gli stereotipi sul declino cognitivo potrebbero guidare i medici a tenere per loro le spiegazioni mediche o a prendere decisioni per i pazienti senza il loro contributo.


Aggravando gli effetti della discriminazione dell'età, gli stereotipi possono anche fare danni impattando sull'auto-percezione degli anziani, rendendoli più propensi a vedere se stessi come inutili o in declino, il che può a sua volta influire sulla loro salute. In una revisione delle ricerche su questo argomento, i ricercatori descrivono tre ragioni per cui ciò accade.

 

1. Le aspettative possono diventare profezie che si auto-avverano.

Le aspettative sono sorprendentemente potenti. Un esperimento ha rilevato che quando a degli anziani sono stati ricordati subdoli stereotipi negativi legati all'età (come essere senili o fragili), rispetto a quelli positivi (come essere saggi o arzilli), si aspettavano prestazioni peggiori sui compiti cognitivi e fisici che valutavano memoria ed equilibrio. Quando i ricercatori hanno misurato le prestazioni effettive sui compiti, hanno riscontrato che riflettevano tali aspettative, con il gruppo esposto a stereotipi negativi che aveva prestazioni peggiori, anche se non c'era alcuna differenza oggettiva nelle abilità tra i due gruppi.

Però questi risultati non suggeriscono che la funzione cognitiva e fisica è tutta nella nostra testa. Non importa quanto siano positive le nostre aspettative, alcuni ostacoli non sono rimovibili e accettare le limitazioni può essere una fonte di forza e resilienza. Piuttosto, ciò che rivelano questi risultati è che le aspettative negative possono limitare la nostra capacità di avere prestazioni al nostro pieno potenziale. E quando gli stereotipi negativi sono sempre presenti nelle notizie, nelle conversazioni informali e nelle interazioni mediche, può essere difficile evitare la loro influenza.

 

2. Quando il declino sembra inevitabile, il cambiamento dei comportamenti sanitari potrebbe essere inutile.

Un altro studio ha scoperto che gli stereotipi che ritraggono gli anziani come in uno stato di declino funzionale possono portarli a credere che è inutile adottare nuove abitudini sane,  in quanto possono credere che il declino avverrà in ogni caso, non importa cosa fanno. In contrasto con questa prospettiva, la ricerca suggerisce che cambiare i comportamenti sanitari (dall'aumento dell'attività fisica al mangiare sano, all'igiene del sonno) è un vantaggio a qualsiasi età. È risultato che quelli con una visione più ottimistica dell'invecchiamento hanno più probabilità di adottare comportamenti che promuovono la salute e di affrontare proattivamente i problemi quando nascono (come il dolore da artrite, la perdita dell'udito o l'insonnia), piuttosto che rassegnarsi a loro.

Ma migliorare i comportamenti salutari non è semplicemente una questione di cercare di aumentare l'ottimismo. Ci sono spesso motivi razionali per cui le persone non si sentono ottimiste o efficaci per la loro salute, comprese le esperienze passate negative, la mancanza di un adeguato sistema di supporto o risorse finanziarie limitate. Promuovere i comportamenti sanitari pertanto richiede anche affrontare circostanze di vita più ampie, non solo i fattori psicologici.

 

3. L'esposizione a stereotipi negativi può aumentare lo stress fisiologico.

Un terzo modo in cui gli stereotipi interiorizzati possono avere manifestazioni fisiche è attraverso la risposta del corpo allo stress. Uno studio ha rilevato che quando gli anziani sono stati esposti a stereotipi negativi, rispetto a quelli positivi, hanno mostrato risposte più forti di stress cardiovascolare, come la pressione sanguigna elevata.

L'esposizione agli stereotipi e alla discriminazione può diventare una forma di stress cronico, che può danneggiare la salute attraverso i suoi effetti sull'infiammazione e altri processi biologici. Un recente studio longitudinale ha rilevato che in un gruppo di persone con un fattore di rischio genetico per la demenza, coloro che avevano convinzioni più positive sull'invecchiamento, piuttosto che assorbire stereotipi negativi, avevano quasi il 50% in meno di probabilità di sviluppare la demenza. I ricercatori hanno ipotizzato che le credenze positive potrebbero migliorare la capacità delle persone di far fronte allo stress correlato all'invecchiamento, ma il meccanismo specifico è sconosciuto.

 

Le convinzioni positive sono la soluzione?

Contrastare gli stereotipi negativi, in se stessi e negli altri, è un processo complesso. Sostituire le credenze negative con quelle positive può aiutare, come suggeriscono gli studi citati sopra, ma la natura di queste convinzioni conta. Stereotipi apparentemente positivi che infantilizzano gli anziani (come lo stereotipo 'dolce vecchia signora') possono ancora avere effetti negativi.


Così anche gli stereotipi che creano standard incredibilmente elevati (come l'aspettativa che l'invecchiamento dovrebbe essere più facile di quanto sia) possono guidare le persone a spingersi al punto di subire infortuni o a incolpare se stessi per non vivere all'altezza dell'ideale irrealistico.


Come i giovani adulti, gli anziani sono un gruppo eterogeneo con esperienze diverse. Ridurre qualsiasi gruppo a una serie ristretta di caratteristiche, positive o negative, impedisce di riconoscere la loro piena umanità.

 

 

 


Fonte: Juliana Breines PhD (psicologa sociale e sanitaria) in Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Levy Becca. Stereotype embodiment: A psychosocial approach to aging. Current Directions in Psychological Science, Dec 2009, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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