Esperienze e opinioni
Districare il mistero della demenza: oltre i miti dell'Alzheimer
Siamo (*) lieti di riprendere il nostro blog (American Dementia), in concomitanza con il rilascio del libro con lo stesso nome.
Un decennio fa, abbiamo pubblicato il primo libro chiamato The Myth of Alzheimer's (Il mito dell'Alzheimer) in cui avevamo esaminato criticamente ciò che per noi erano profondi fraintendimenti nel campo.
Tra questi, c'era la nozione che il morbo di Alzheimer (MA) è una 'malattia discreta', che non è correlata all'invecchiamento, e che le persone con demenza sono irrimediabilmente dei 'sé persi'. Una conseguenza di queste asserzioni, che abbiamo indicato nel libro, è che i biomarcatori e le correzioni molecolari non hanno probabilità di aiutare nella pratica clinica. Avevamo chiesto prospettive più ampie.
Dal momento del rilascio del libro nel 2008, quelle tesi sono rimaste valide. Ora è ampiamente accettato che il 'MA' è una sindrome eterogenea e intrecciata con i processi di invecchiamento cerebrale, una realtà che abbiamo messo di fronte ai fallimenti coerenti dei farmaci anti-MA negli ultimi due decenni.
I movimenti delle comunità di cura centrata sulla persona e amichevoli con la demenza hanno continuato a crescere a livello globale, disperdendo la nozione che le persone con diagnosi di MA devono necessariamente svanire in quella buona notte. E, più di recente, le controversie sui biomarcatori e le terapie dell'amiloide sono emerse con forza piena con la sfortunata approvazione accelerata dell'aducanumab, un anticorpo monoclonale diretto contro l'amiloide, che non ha adeguatamente dimostrato un valore clinico.
Nel nostro ultimo libro, ripartiamo da dove ci aveva lasciato The Myth, facendo scorta di un campo ribelle e cercando di riformulare ciò che potrebbe significare salute del cervello in una società malsana. Il nucleo della storia che raccontiamo è il sorprendente recente riconoscimento che i tassi di demenza sono in realtà caduti negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale negli ultimi decenni.
Questa tendenza ha poco a che fare con lo sviluppo di farmaci e molto a che fare con le politiche pubbliche della metà del XX secolo che hanno migliorato collettivamente la salute del cervello a livello di popolazione.
Il nostro libro considera ciò che questo significa per il presente e per il futuro, e definisce un piano completo per la salute del cervello, esplorando come le comunità possono occuparsi più umanamente dei loro vicini più anziani.
[...]
(*) L'autore parla al plurale perché il libro citato è stato scritto in collaborazione con Peter J. Whitehouse
Fonte: Daniel R. George PhD/MSc, professore associato di umanità e scienze della sanità pubblica alla Penn State
Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Daniel R. George, Peter J. Whitehouse (2021). American Dementia: Brain Health in an Unhealthy Society. Baltimore: Johns Hopkins University Press
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