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Si stanno chiarendo le strategie per ridurre i rischi potenziali di Alzheimer

Si stanno chiarendo le strategie per ridurre i rischi potenziali di AlzheimerPartecipare ad attività che promuovono l'attività mentale, e una moderata attività fisica in mezza età, possono aiutare a proteggere dallo sviluppo dell'Alzheimer e della demenza in età avanzata, secondo una nuova ricerca riferita ieri alla International Conference ® 2014 dell'Alzheimer's Association (AAIC®2014) a Copenaghen.


Inoltre, in una popolazione di persone di ultra novantenni, la pressione alta aiuta a proteggere dal declino cognitivo. Questo contrasta con l'assunto comune, perchè in genere si crede che i fattori di rischio per la salute del cuore, compresa l'ipertensione, alzino il rischio di Alzheimer e altre demenze.


"Determinare specificamente i fattori che alzano ed abbassano il rischio di Alzheimer e delle altre demenze è una componente essenziale nella nostra battaglia contro l'epidemia di Alzheimer"
, ha detto Heather Snyder, PhD, direttore delle operazioni mediche e scientifiche dell'Alzheimer's Association. "Ci stiamo facendo una idea più chiara delle opportunità di riduzione del rischio attraverso i cambiamenti di comportamento e gli altri fattori sanitari. Stiamo imparando che il rischio di Alzheimer e i fattori protettivi possono cambiare nel corso della nostra vita".


"Questi studi dell'AAIC2014 sottolineano la necessità di finanziare grandi studi a lungo termine con popolazioni diverse per permetterci di sviluppare «ricette» utili a cambiare stile di vita - per esempio, quali cibi mangiare o evitare, quanta attività fisica e quali tipi - e capire di più specificamente come cambiano con l'età i fattori di rischio dell'Alzheimer e della demenza"
, ha aggiunto la Snyder.


Con il sostegno dell'Alzheimer's Association e della comunità di Alzheimer, gli Stati Uniti hanno lanciato nel 2012 il primo Piano nazionale per affrontare l'Alzheimer. Il piano include l'obiettivo fondamentale (adottato al vertice del G8 sulla Demenza nel 2013) di prevenire e trattare efficacemente il morbo entro il 2025. È solo attraverso una forte implementazione e un adeguato finanziamento del piano, compresi ulteriori 200 milioni di dollari nell'anno fiscale 2015 per la ricerca di Alzheimer, che raggiungeremo questo obiettivo.

 

(A) Attività cognitivamente stimolanti sono associate a volumi superiori del cervello e a punteggi più alti nei test cognitivi

Precedenti studi avevano suggerito partecipare ad attività che stimolano il pensiero, nuove idee, nuovi ricordi, e che ci sfidano mentalmente, può favorire la salute del cervello con l'avanzare dell'età e possibilmente ridurre il rischio di deterioramento cognitivo e di demenza. I meccanismi alla base di questo possibile effetto attualmente non sono conosciuti.


All'AAIC2014, Stephanie Schultz, BSc, e i colleghi del «Wisconsin Alzheimer's Institute» e del «Wisconsin Alzheimer's Disease Research Center» hanno riferito i risultati di uno studio su 329 adulti di mezza età (età media = 60,3 anni, 69% donne) cognitivamente normali, iscritti nel Registro del Wisconsin per la Prevenzione di Alzheimer. Il quaranta per cento dei partecipanti sono risultati positivi per il gene ApoE4 e il 74 per cento aveva una storia familiare di genitori con Alzheimer, entrambi fattori noti per aumentare il rischio di sviluppare il morbo.


Questi adulti a rischio hanno segnalato il loro impegno attuale in attività cognitivamente stimolanti, usando la Cognitive Activity Scale (CAS), si sono sottoposti a imaging cerebrale MRI, e hanno completato una serie completa di test neurocognitivi. Il CAS è composto da 10 punti che chiedono agli individui quanto spesso partecipano a varie attività cognitive, quali la lettura di libri e le visite ai musei. Gli scienziati si sono concentrati sul CAS-Games, che è un singolo punto della scala che chiede ai partecipanti quanto spesso si impegnano in giochi come carte, dama, cruciverba o altra enigmistica.


Dopo il controllo per i fattori noti per influenzare il volume del cervello e i punteggi dei test cognitivi (come l'età e il sesso), i ricercatori hanno trovato che una maggiore frequenza auto-riferita di gioco era significativamente associata ad un maggiore volume del cervello in diverse aree coinvolte nell'Alzheimer (come l'ippocampo) e a migliori punteggi dei test cognitivi della memoria e della funzione esecutiva.


"Questi risultati suggeriscono che, per alcuni individui, l'impegno in attività cognitivamente stimolanti, soprattutto quelle che coinvolgono giochi come cruciverba e carte, potrebbe essere un approccio utile per preservare le strutture del cervello e le funzioni cognitive che sono vulnerabili all'Alzheimer", ha detto Schultz. "Degli studi più dettagliati per attività cognitive specifiche, compresi i giochi, contribuirebbero ulteriormente a capire come uno stile di vita attivo e sano può aiutare a ritardare lo sviluppo dell'Alzheimer".

 

(B) Moderato esercizio fisico in mezza età è associato con una diminuzione del rischio di demenza

Nel crescente corpo di ricerca relativo allo stile di vita e alla salute del cervello, e anche alla possibilità di riduzione del rischio di Alzheimer e di altre demenze, forse esistono le evidenze più forti e più coerenti a favore dell'attività fisica regolare.


Yonas E. Geda, MD, e colleghi della Mayo Clinic hanno studiato la relazione tra tempi di esercizio (mezza età=50-65 vs anzianità=70 e oltre) e il rischio di nuovi casi di demenza in 280 adulti anziani (età mediana = 81 anni) con lieve compromissione cognitiva (MCI) provenienti dallo Study of Aging della Mayo Clinic, e ne hanno riferito i risultati all'AAIC2014.


Una persona con decadimento cognitivo lieve (MCI) ha un declino leggero, ma evidente e misurabile, delle capacità cognitive, compresa la memoria e le capacità di pensiero. Questi cambiamenti sono abbastanza gravi da essere notati dai singoli colpiti o da altre persone, ma non sono abbastanza gravi da interferire con la vita quotidiana o la funzionalità indipendente. Le persone con MCI hanno un rischio più alto di sviluppare l'Alzheimer.


I partecipanti allo studio hanno compilato un questionario sulla frequenza e l'intensità dell'esercizio fisico durante la loro vita. Dopo aver seguito i partecipanti per circa tre anni, i ricercatori hanno scoperto che una storia di moderato esercizio fisico nella mezza età è associata ad una significativa diminuzione del rischio che la MCI progredisca verso la demenza. (L'associazione non rimane per l'esercizio leggero o vigoroso in mezza età, o per qualsiasi livello di attività fisica in età avanzata).


In un secondo studio riferito all'AAIC, i ricercatori hanno esaminato i tempi di esercizio fisico e il rischio di nuovi casi di MCI. I partecipanti allo studio erano 1.830 anziani con funzioni cognitive normali del «Mayo Clinic Study of Aging». I partecipanti sono stati sottoposti a valutazioni neurologiche, test cognitivi, e ad un questionario sulle abitudini auto-riferite di esercizio fisico in mezza età e in vecchiaia, e sono stati seguiti per una media di 3,2 anni.


Gli scienziati hanno osservato che un esercizio fisico leggero in mezza età e in vecchiaia sono associati ad un rischio ridotto di MCI incidente. Inoltre, l'esercizio fisico vigoroso in mezza età, così come quello moderato in vecchiaia sono associati ad un ridotto rischio di MCI incidente. "Nei nostri studi abbiamo scoperto che l'esercizio fisico a vari livelli, soprattutto in mezza età, è utile per le funzioni cognitive", ha detto Geda. "Questi risultati sono interessanti, ma non sono ancora conclusivi. Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare l'entità e la natura dell'attività fisica per proteggere da MCI e demenza".

 

(C) Per gli over-90 l'ipertensione ad esordio tardivo può proteggere dalla demenza

Anche se l'ipertensione in mezza età è considerata negativamente per il rischio di Alzheimer e altre demenze, stanno emergendo evidenze dalla ricerca che suggeriscono che il suo ruolo nel rischio di demenza può cambiare nel tempo, e può al contrario aiutare a proteggere dalla demenza nelle persone di oltre 90 anni. Maria Corrada, MS, ScD, della University of California di Irvine, e colleghi, hanno studiato la relazione tra rischio di demenza, l'età di insorgenza dell'ipertensione, e le misurazioni della pressione sanguigna dei più anziani, e hanno riferito i risultati all'AAIC2014.


I ricercatori hanno seguito 625 partecipanti ogni sei mesi per un massimo di dieci anni nel «90+ Study», uno studio longitudinale continuo su persone over-90. Al momento dell'arruolamento, i partecipanti non avevano la demenza e avevano 93 anni in media; il 69% era di sesso femminile. I ricercatori hanno trovato che i partecipanti la cui ipertensione era insorta tra 80 e 89 anni avevano un rischio significativamente inferiore di sviluppare la demenza rispetto ai partecipanti senza storia di ipertensione. I partecipanti con insorgenza a 90 anni o oltre avevano un rischio ancora più basso di demenza.


I ricercatori hanno anche scoperto che le persone con livelli di pressione nell'intervallo di ipertensione avevano un rischio significativamente inferiore di sviluppare la demenza rispetto alle persone con pressione sanguigna nel range di normalità. L'associazione era indipendente dal fatto che i partecipanti stessero assumendo farmaci contro l'ipertensione.


"Nel nostro studio, la pressione alta non è un fattore di rischio per la demenza per i più anziani, ma proprio il contrario", ha detto Corrada. "Lo sviluppo di ipertensione in età avanzata può essere utile per mantenere intatta la cognizione attraverso i meccanismi legati alla perfusione cerebrale o a patologie vascolari o di altro tipo. E' importante capire questi meccanismi, perché le raccomandazioni per una sana pressione del sangue per i più anziani potrebbero rivelarsi diverse da quelle per le persone più giovani".

 

 

 

 

 


Fonte: Alzheimer's Association (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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